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Discoteche, Bassetti “bastona” Speranza - Seconda parte

Un’industria al collasso

“Valuteremo la questione quando verrà posta”, ha detto oggi Franco Locatelli, coordinatore del Cts, che si è anche detto dubbioso sulla possibilità che la terza dose venga inoculata anche più giovani. Ma la verità è che le sale da ballo sono ancora “inspiegabilmente chiuse”, con tutte le conseguenze economiche del caso: “Nel 2020 ho perso più di 1 milione e mezzo di euro”, spiega Luciano Guidi, proprietario della discoteca Phi Beach in Costa Smeralda. I suoi colleghi non stanno meglio e ora sono pronti a scendere in piazza. Un’intera industria che sta per morire.

Ormai il niet alle luci stroboscopiche sembra essere rimasto l’ultimo baluardo dei chiusuristi, i quali – non convinti della positività della situazione epidemiologica – si arrampicano sullo specchio della “gradualità” con cui affrontare la situazione. Il capro espiatorio perfetto su cui far calare la mannaia del rigore sono ovviamente le discoteche: ma non è che se la prendono con le sale da ballo perché considerate un posto “di destra” dove la gente va “banalmente” a divertirsi? “Si possono riaprire con il Green pass e con un limite alla capienza iniziale al 40-50% – conclude Bassetti – Il rischio epidemiologico nelle discoteche è simile a quello dei teatri o dei cinema, strutture che hanno riaperto da tempo e oggi hanno avuto incremento della capienza. Non c’è nessun motivo per tenerle chiuse, siamo l’unico Paese in Ue a non averle riaperte”.

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