La parte più interessante delle considerazioni fatte ieri dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, riguarda le disuguaglianze. E il loro prossimo aumentare per le conseguenze della pandemia. Abbiamo una certa orticaria per questo tema (La disuguaglianza fa bene, era il titolo di un libro): non per la questione in sé, ma per la sua trattazione retorica. Cosa che il governatore non ha fatto. Se ci passate il termine, ieri abbiamo assistito alla prima analisi sulle disuguaglianze da parte di un capitalista (in senso lato, si intende) che non fosse retorica, fessa, ideologicamente egalitaria.
Una crisi economica, tanto più dura e improvvisa che sia, danneggia soprattutto i più deboli. Aumenta la forbice delle possibilità: che è poi ciò che sta a cuore a un liberale. E questo il governatore l’ha messo bene in risalto. Un Paese che non cresce, danneggia i meno protetti, i non garantiti. Che partono già da una condizione più difficile, e rischiano di pagare il prezzo maggiore della decrescita. E non solo in termini economici, come ha sottolineato Visco. Il blocco delle scuole e dell’istruzione, lo capisce anche un bambino appunto, ha un effetto negativo inversamente proporzionale a reddito e condizioni culturali da cui si proviene. Come decine di indagini hanno dimostrato, la mortalità scolastica avviene per le classi sociali più basse (si potrà ancora dire?).
Rocco Forte, un grande albergatore di origine italiana, che vive a Londra e investe nel bel paese, ha recentemente scritto sul Daily Mail: «Nessun paese ha mai migliorato la salute dei propri cittadini rendendoli più poveri». A tutti coloro che sospirano pensando alle bellezze di un mondo in decrescita, occorrerebbe rinfacciare una prospettiva più ingiusta, più ineguale. La ricchezza alza le opportunità per tutti, il monopattino e la decrescita le abbassa solo per i più deboli. Siamo stati immersi nella retorica della disuguaglianza, prestigiose onlus sbandierano a Davos mirabolanti ricerche sul suo presunto aumento, nostri ministri si riferiscono al Dio denaro quando si chiede di riaprire tutto il prima possibile: insomma tutti congiurano per rendere i ricchi sempre più ricchi. In nome, ça va sans dire, della lotta alla disuguaglianza. Non c’è peggiore nemico per un «povero», di un ricco e privilegiato che afferma di volergli bene.
Nicola Porro, Il Giornale 30 maggio 2020