La Disney non se la passa bene, questo è ormai assodato. Il colosso statunitense arriva da annate disastrose, i risultati del 2023 sono emblematici: sempre meno gente in sala, sempre più i conti in rosso. Tra i principali fautori della linea iper-progressista, tutto Lgbt e politicamente corretto, il CEO Bob Iger ha recentemente fatto mea culpa sulla svolta woke: “I nostri creatori hanno perso di vista quello che dovrebbe essere il loro obiettivo numero uno. Dobbiamo concentrarci sull’intrattenimento, non sui messaggi”. Le ragioni dei fallimenti sono chiare: la narrazione è stata sacrificata per promuovere obiettivi sociali specifici. La società fondata dal genio visionario di Walt Disney ha dunque invertito il trend? Macchè.
L’ultima incredibile follia woke arriva direttamente da Disneyland. Come svelato da The Daily Wire, in alcuni spazi dedicati ai dipendenti sono spuntati dei volantini raffiguranti una “ruota del potere/privilegio”. A cosa serve? Semplice: a spiegare ai lavoratori di casa Disney che essere bianchi, “maschio cisgender” e persino parlare inglese significa avere privilegi “immeritati” che i colleghi “emarginati” non hanno. La ruota visibile a tutti i dipendenti ha la parola “potere” al centro ed è sezionata come un bersaglio per le freccette, con alcuni tratti che si aprono a ventaglio verso l’esterno etichettati come “emarginati”. Ad esempio, essere bianco, un “maschio cisgender”, possedere proprietà e parlare inglese sono tutti considerati privilegiati, mentre essere di pelle scura, transgender, senzatetto e non parlare inglese sono considerati emarginati. Tra il cerchio interno ed esterno – che sarebbe considerato non del tutto emarginato ma nemmeno del tutto privilegiato – ci sono le “donne cisgender”, gli uomini gay, le persone con un’istruzione superiore e che hanno imparato l’inglese. Delirio allo stato puro, il trionfo dei risvegliati, l’apice dell’idiozia.
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Come se non bastasse, i fenomeni che hanno messo a punto questa “ruota del potere/privilegio” include una definizione di privilegio, ossia “un accesso o un vantaggio non acquisito concesso a gruppi specifici di persone a causa della loro appartenenza a un gruppo sociale”: “Il privilegio può essere basato su una varietà di identità sociali diverse come razza, genere, religione, stato socioeconomico, stato di abilità, sessualità, età, livello di istruzione e altro ancora. Negli Stati Uniti, i membri dei gruppi sociali che detengono privilegi (bianchi, maschi, ricchi, normodotati, ecc.) hanno storicamente detenuto il dominio e il potere sui gruppi presi di mira”.
Chi ha fatto arrivare le immagini dei volantini ha preferito l’anonimato per il timore di ripercussioni, ma ha ammesso che l’umore tra i dipendenti Disney è ai minimi storici. Iniziative di questo tipo distruggono la magia del parco, ma soprattutto rappresentano una vera e propria mancanza di rispetto nei confronti della visione del fondatore Walt Disney. Sicuramente avrebbe rifiutato i diktat della religione woke, utilizzando un valore che non dovrebbe mai passare di moda: il buonsenso.
Come già appurato negli ultimi film “Disney”, da “The Marvels” a “Elemental”, l’ideologia ha la meglio su tutto e tutti. Manifesti di quel tipo dimostrano per l’ennesima volta l’integralismo dei risvegliati, una setta che punta a dettare legge su ogni aspetto dell’esistenza, che ha la verità in tasca, che è pronta a sfoderare l’arma preferita, la cancellazione. Per Topolino non c’è più niente da fare, il dramma è irreversibile.
Massimo Balsamo, 31 gennaio 2024