Ormai appare alquanto evidente: Giorgia Meloni sarà il nuovo punto di riferimento di Washington in Europa. Difficile poterlo negare od ostinarsi ad affermare il contrario, anche alla luce delle recenti dichiarazioni d’elogio spese da Donald Trump in favore del presidente del Consiglio italiano e del canale d’interlocuzione privilegiato che la leader di Fdl possiede con il presidente eletto americano. Eppure, c’è ancora chi, pur di disconoscere i meriti della Meloni, innegabili, almeno da questo punto di vista, prova in ogni modo e ad ogni occasione utile a delegittimarne l’operato e a distorcere la realtà spostando il focus dell’attenzione con titoloni ad effetto, talvolta tuttavia privi di qualsivoglia fondamento.
È questo il caso di Repubblica, testata storicamente avversa alla Meloni, talmente tanto da correre spesso il rischio di incappare in colossali figuracce pur di provare a screditare il lavoro della leader di Fratelli d’Italia. Prendiamo un esempio a caso, l’ultimo in ordine temporale: Giorgia Meloni raggiunge Donald Trump nella sua residenza in Florida, con tutta probabilità per cercare di trovare una soluzione in tempi rapidi per ottenere il rilascio da parte dell’Iran di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta nel carcere di Evin dallo scorso 19 dicembre. Un intervento lampo, ma quanto mai necessario, quello del presidente del Consiglio italiano, dettato dall’impellente necessità di trovare un accordo diplomatico in grado di salvare la vita a una giovane connazionale incarcerata illegittimamente dal regime di Teheran. D’altronde, cos’altro dovrebbe fare il capo di un governo in una situazione cotanto complessa, se non percorrere le vie della diplomazia nel tentativo di restituire all’ostaggio la libertà perduta?
Eppure, nonostante la condotta, in questo caso ineccepibile, del presidente del Consiglio italiano, il quotidiano di proprietà della famiglia Elkann non ha comunque voluto perdere l’occasione per ricamare sulla notizia, peraltro prontamente smentita da Palazzo Chigi, che il viaggio statunitense della Meloni fosse in realtà incentrato sulla sottoscrizione di un accordo commerciale tra il governo italiano e le società di Elon Musk. Ora, premesso che, come si legge giustamente in una nota diffusa da Palazzo Chigi, le interlocuzioni con SpaceX rientrano a tutti gli effetti nei normali approfondimenti che gli apparati di Stato hanno con società, come quella di Musk, che si occupano di connessioni protette per le esigenze di comunicazione di dati crittografati, ragion per cui, non sarebbe certamente uno scandalo cercare di stipulare accordi di questo tipo, esistono almeno due buoni motivi per cui risulti necessario smentire la fuorviante narrazione cinicamente propagandata da Repubblica.
Primo: Giorgia Meloni, come detto, non è volata in Florida per incontrare il patron di SpaceX, ma per incontrare il presidente eletto degli Stati Uniti, e il motivo della visita in questione non consisteva nella sottoscrizione di accordi commerciali, bensì in trattative diplomatiche finalizzate alla liberazione di un ostaggio detenuto in Iran.
Secondo, dettaglio tutt’altro che trascurabile: nel corso della missione statunitense Giorgia Meloni ha incontrato Donald Trump, ma non Elon Musk, che peraltro non era neppure presente all’incontro tenutosi nelle scorse ore in Florida. Ciò detto e premesso, come avrebbe potuto Giorgia Meloni sottoscrivere gli accordi di cui parla Repubblica, se nel brevissimo viaggio negli States il presidente del Consiglio italiano non ha neppure incontrato il fondatore di Tesla? Per cui, se The Donald non é di colpo diventato il segretario particolare di Musk, incaricato ufficialmente dal patron di X per la stipula di accordi commerciali con i governi stranieri, la notizia diffusa da Repubblica non può trovare fondamento.
O meglio, a voler più precisi: quanto scritto dal quotidiano controllato dal Gruppo Gedi è semplicemente ridicolo, e risponde alla mera esigenza di delegittimare il lavoro di Giorgia Meloni, assurta ormai con merito, che piaccia o meno a Repubblica, al ruolo di leader politico più credibile ed influente del vecchio continente.
Salvatore Di Bartolo, 6 gennaio 2025
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