Proprio nella giornata di ieri, sul sito nicolaporro.it, parlavamo della direttiva firmata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, congiuntamente a Matteo Salvini, circa il blocco di due navi Ong nel Canale di Sicilia, la Ocean Viking e la Humanity One, con 326 migranti a bordo.
Divieto di sbarco
La motivazione addotta dal nuovo titolare del Viminale è quella di una “violazione delle norme del nostro Paese e dell’Europa”. E oggi, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, Piantedosi ha ripreso la questione, valutando seriamente il divieto di sbarco: “Non intendo abbandonarmi alla rassegnazione. Ho voluto battere un colpo per riaffermare un principio: la responsabilità dello Stato di bandiera di una nave”, ha ribadito il ministro. E ancora: “Ero vicecapo di gabinetto ai tempi di Maroni e fummo condannati dalla Corte di Strasburgo per illecito respingimento. Il famoso caso Hirsi”. Quest’ultimo riguardava la condanna di Roma, da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per aver respinto i barconi di rifugiati libici nel 2009. Come specifica Piantedosi, “l’intera sentenza ruotava attorno al principio che se un migrante sale su una nave in acque internazionali, tutto il resto è responsabilità del Paese di bandiera”. E le due navi Ocean Viking e Humanity One sono battenti rispettivamente Norvegia e Germania. Di fatto, il ministro dell’Interno andrebbe ad applicare alla lettera le disposizioni di legge: “Questo principio vale solo per l’Italia e non per Germania e Norvegia?”.
L’obiettivo del governo, spiega Piantedosi, è quello di seguire l’esempio dei “corridoi umanitari di Sant’Egidio”, proprio perché “frenare le partenze significa anche limitare le morti in mare, che mi ripugnano e che vedo ormai quasi non fanno più notizia”. Ed è proprio quello che è successo solo ventiquattro ore fa, quando la Guardia Costiera ha rinvenuto quattro cadaveri nel Mediterraneo, dopo lo sbarco di circa 500 migranti sull’isola di Lampedusa. Gli sbarchi, aggiunge, “non dipendono solo dalle Ong. Però è anche vero, pur se negano, che queste navi umanitarie sono un fattore di attrazione per i migranti, il cosiddetto pull factor. In Europa lo sanno tutti, se ne parlava apertamente quando andavo alle riunioni di Bruxelles da vicecapo della Polizia”.
L’esempio di Londra
La politica della coalizione di centrodestra è chiara: entra solo chi ne ha diritto, chi non appartiene al mondo della clandestinità, chi può essere identificato come rifugiato. L’esempio del Regno Unito, a nostro avviso, potrebbe essere un ottimo punto di partenza: selezione degli ingressi con il superamento di un test a punti, dove il richiedente dovrà dimostrare di avere una casa, un lavoro e conoscere la lingua del Paese.
Nel giro di poche generazioni, notizia di pochissime ore fa, Uk ha visto diventare primo ministro un conservatore di origini indiane, Rishi Sunak, già ministro delle Finanze durante il governo di Boris Johnson. Questo perché, quando viene regolato, il fattore immigrazione può essere solo un valore aggiunto allo sviluppo economico, sociale e culturale di uno Stato.
Matteo Milanesi, 26 ottobre 2022