Che vita da topi! Ridursi a godere perché a un tennista miliardario è stato impedito di partecipare a un torneo. Eccoli tutti lì che urlacchiano con la bava alla bocca: “Bene! Giusto! Ben gli sta! Le regole, giuste o sbagliate, si rispettano!”. Che pena, che miscuglio di ignoranza e malafede. Le regole liberticide si rispettano a prescindere? Il tiranno non va discusso? Oppure si abbatte solo il tiranno detestato e ci si consegna a quello preferito?
Djokovic, il tennista senza vaccino, bloccato in Australia e tenuto in isolamento come uno stragista, anzi peggio, agli stragisti riservano un trattamento assai più comprensivo: adesso, la vostra misera esistenza è migliorata? Curioso, peloso questo legalismo di sinistra, da gente che se ne fotte delle leggi quando riguardano Mimmo Lucano, che “avrà anche rubato ma per il bene e il bene non si processa”. O Carola Rackete, che “avrà anche speronato una motovedetta della Finanza ma per i migranti e quindi le leggi non contano”. O per Bibbiano, dove le istituzioni rapivano bambini per consegnarle a coppie depravate: ma sì, che sarà mai, e ci ridevano sopra. O per Cesare Battisti e gli altri come lui, che ammazzavano, d’accordo, ma per un mondo migliore. Ci si potrebbe fare un libro con la morale fetida dei legalisti pro domo. Nel caso di Djokovic, invece, la dura lex sed lex non si discute, si applica nel modo più ottuso e discriminatorio.
Perché Il tennista balcanico – che qualche utrà del multiculturalismo antirazzista a senso unico ha puntualmente ribattezzato “cane serbo” – non ha violato nessuna delle sacre regole: già positivo, si è immunizzato per così dire naturalmente, non crede nel vaccino, affari suoi, non mette in pericolo nessuno. Allora come ha fatto a spuntare l’esenzione? Perché è pieno di soldi, dicono i compagni ossessionati dai soldi. Ma no, la faccenda è molto più semplice, se si va a leggere il bugiardino del santo vaccino si trova che la “terapia va applicata dietro prescrizione medica”; Djokovic ha interpellato, a quanto è emerso, due medici in due sedi distinte, chiedendo la prescrizione, che implica la responsabilità in tutte le sedi da parte di chi la firma. Ma i medici, che stupidi non sono, hanno ovviamente rifiutato, rilasciando di conseguenza l’esenzione: perché due sono le possibilità, o prescrivi e ti assumi le conseguenze o esenti. Altro che “game, set, match” come cinguettano i nostri luminari alla amatriciana (Burioni e Cartabellotta versus Djokovic: uno pensa di averle viste tutte a questo mondo, e invece…).
Qui se c’è uno che ha applicato la normativa, è il “coyote serbo”. Non gli scienziati canterini o che danno i numeri come meglio conviene al regime. E va bene, Djokovic non giocherà, non vincerà, non vincerà ma una vittoria l’ha già conseguita: dimostrare l’ipocrisia di chi fa del rigore sanitario uno strumento per la dittatura del colore preferito. Gente che se l’autocrazia l’avessero installata “le destre” si rotolerebbe in terra da mane a sera insieme agli sfigati del popolo viola: la introduce un referente della finanza globale, supportato da Brunetta e dal partito un tempo considerato “della mafia”, “del neofascismo”, “del capitale opaco”, del Cavaliere Nero, il Cainano, il pedofilo mignottaro, e tutto va bene, madama la trinariciuta. Ma chi può credere alle istanze morali di questi, che sono, restano sempre gli stessi dei compagni che (uccidendo) sbagliavano, ma neanche poi tanto? Quelli dell’accoppare un fascista, cioè chiunque la pensi diversamente, non è reato?
Messa in soffitta la rivoluzione, la Cina è vicina più che mai, il vaccino è piddino, il lockdown di sinistra, non poter andare dal parrucchiere è democrazia, la carcerazione immediata per chi è senza siero e greenpass è a termini costituzionali, il controllo casa per casa è garantista e “deportare” (proprio così ha scritto qualche foglio di regime, con malcelata soddisfazione) un tennista refrattario serve da esempio. Intanto il padre di Novak paragona il figlio a Gesù, a Spartacus, lo definisce il “simbolo e leader del mondo libero”. È anche scoppiato un casino diplomatico tra l’Australia, dove più chiudono, più vaccinano e più i contagi salgono, e la Serbia che, non essendo l’Italia, difende a spada tratta il suo campione “in attesa di giudizio”: neppure per quelli dell’Isis l’Australia è arrivata a tanto. E va beh, se serve a far felici Myrta Merlino, Zingaretti e Cartabellotta, questo ed altro.
Che vita da merda, per dirla con la Cirinnà, questi piddini rancorosi, lugubri, che si eccitano solo se proibiscono. Che odiano chi ragiona con la sua testa, mette la coerenza prima di un montepremi e stana le loro dissonanze cognitive, le loro false coscienze con cui si narcotizzano. Ma come credere all’onestà legale di chi è disonesto moralmente, per ideologia, per dna o per il più bieco conformismo? Comunque non servirà: se c’è una cosa che il caso Djokovic sta dimostrando, è che è tutto pretestuoso, tutto folle, e l’unica pandemia che si teme è quella della libertà.
Max Del Papa, 7 gennaio 2022