Al momento, sul nuovo decreto sicurezza approvato dal Consiglio dei Ministri, possiamo esprimere solo valutazioni preliminari, basate sulle anticipazioni contenute nel comunicato stampa ufficiale.
Detto ciò, è certamente positiva l’introduzione di un’aggravante per chi aggredisce le forze dell’ordine. Tuttavia, è evidente che il vero problema non è la pena comminata ex post all’aggressore, ma la possibilità per l’agente di difendersi subito, sul posto, quando l’aggressione avviene, senza timore di essere a sua volta perseguito. Non è accettabile che la tutela si riduca ad un processo penale all’aggressore anni dopo e sempre che sia stato identificato.
Per questo, occorre riformare l’art. 53 del codice penale, superando l’idea di una reazione rigidamente proporzionata, specie in contesti caotici come l’ordine pubblico. L’agente deve poter intervenire in modo immediato ed energico: non si può pretendere che, sotto assalto, si misuri al millimetro la forza da usare. Il principio della proporzionalità, così com’è oggi inteso, paralizza l’azione ed espone l’operatore a procedimenti disciplinari o penali per eccesso di legittima difesa.
In questo contesto, ha poco senso aumentare la somma per spese legali semplicemente anticipate (salvo novità), ma da restituire in caso di condanna: le forze dell’ordine, semplicemente, non devono andare a processo solo per averci protetto o per essersi fatte rispettare.
Positivo anche il riferimento alla dotazione di bodycam, ma sarà fondamentale comprendere se siano stati finalmente superati i limiti imposti dal Garante della privacy. Le telecamere, infatti, devono poter essere attivate sin dall’inizio del turno, non “accendibili” solo se succede qualcosa — perché se si accendono dopo, è già tardi. Soprattutto, è indispensabile che siano dotate di sistemi di riconoscimento facciale in tempo reale: strumenti già tecnicamente disponibili che avvisano immediatamente della presenza di un ricercato, di un soggetto espulso o di un sorvegliato speciale. Aspettare che costoro commettano un reato prima di riconoscerli e di agire, è una logica che appartiene a una realtà novecentesca, non a una società digitale e interconnessa.
Il resto delle misure adottate potrà essere valutato solo una volta pubblicato il testo del decreto, con una certezza, però: la sicurezza non si garantisce con le buone intenzioni, ma con strumenti giuridici efficaci che pongano al centro della tutela le forze dell’ordine e non chi delinque.
Giorgio Carta, 5 aprile 2025
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