Esteri

La guerra in Ucraina

“Dobbiamo ritirarci da Bakhmut”. È faida tra Zelensky e il supergenerale

La città di Bakhmut è assaltata da settimane dai russi. Iniziano i primi dissidi interni tra Zelensky e il capo delle forze armate ucraine

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È Bakhmut a rimanere il centro nevralgico del conflitto tra Russia e Ucraina. La cittadina è ormai assaltata da mesi, si combatte in tutte le strade, sono sempre più frequenti gli scontri uomo a uomo. Eppure, sia dalla parte di Mosca che da quella di Kiev, le intenzioni dei rispettivi leader sono quelle di continuare a combattere, nonostante le pesantissime perdite che entrambi gli schieramenti stanno subendo ormai da settimane.

Nelle ultime ore, l’intelligence ucraina ha affermato che la resistenza ha respinto ben 130 attacchi dell’armata russa e che il rapporto dei morti e feriti sta 1 a 7: per ogni militare ucraino, vengono uccisi o feriti sette invasori. E ancora, stime dell’intelligence britannica hanno riportato un altro dato preoccupante per Putin: il Cremlino, infatti, starebbe perdendo fino a 500 uomini tra morti e feriti, complicando sempre di più la conquista di Bakhmut, ormai città fantasma, spettrale, fatta solo di macerie.

Eppure, nonostante le notevoli complicazioni per i russi, anche sul lato ucraino non mancano i dissidi interni. Nelle ultime ore, secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Bild, si sarebbe infuocato lo scontro già presente tra il presidente Zelensky e il comandante in capo delle forze armate, il generale Valery Zaluzhny. L’oggetto del dissidio sono proprio le decisioni da prendere sul futuro di Bakhmut e, secondo informazioni provenienti da diverse fonti della leadership ucraina, Zaluzhny aveva già considerato da settimane la possibilità di lasciare Bakhmut per ragioni tattiche.

Per approfondire:

Un anonimo analista militare di Kiev ha poi spiegato – sempre al giornale tedesco – come “la stragrande maggioranza dei soldati ucraini a Bakhmut non capisce il motivo per cui la città continua a essere tenuta”. “Le domande che i ragazzi di Bakhmut si pongono sono: Qual è la strategia? Perché dovremmo trincerarci quando il nemico ci circonda?”.

La ragione del governo ucraino sarebbe più simbolica, che strategica. Da un punto di vista militare, grazie alla continua resistenza delle forze di Kiev, Bakhmut è diventata un cumulo di macerie, che non offrirebbe alcun tipo di infrastruttura rilevante ai russi in caso di conquista. A ciò, ovviamente, si aggiunge il tentativo di stremare l’invasore, con perdite che sono state rivelate anche dal capo della Wagner, Domenica Prigozhin, secondo cui il gruppo non avrebbe sufficienti munizioni per mantenere le posizioni conquistate a Bakhmut, auspicando addirittura l’intervento del ministero della Difesa russo. Dall’altro lato, però, la presa della cittadina da parte dei russi segnerebbe il primo successo militare, a partire dalla controffensiva ucraina iniziata la scorsa estate. Ed è proprio su tali basi che Zelensky non intende mollare: la linea è quella di difendere Bakhmut fino all’ultimo uomo.

Nel frattempo, dopo aver intervistato numerosi soldati ucraini al fronte, il Bild prosegue nel report di guerra, riportando le dichiarazioni di un consigliere militare ucraino: “All’inizio Bakhmut era una trappola per i russi, ora è diventata una trappola per noi. Li uccidiamo con un rapporto di 1 a 7 (per ogni ucraino ucciso, sette russi muoiono), questa è l’unica ragione militare per tenere la città. Ma le truppe avrebbero dovuto essere ritirate tre settimane fa, quando i russi hanno preso Krasnaya Gora. La decisione di tenere Bakhmut è stata buona, ma ora hanno esagerato”.

Matteo Milanesi, 6 marzo 2023