Docenti aggrediti, Gramellini ci risparmi il buonismo

I casi di violenza nelle scuole contro gli insegnanti hanno acceso la firma del Corriere della Sera

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aggressione professori gramellini

Per fortuna c’è Massimo Gramellini. È proprio il caso di dirlo. Mentre l’opinione pubblica in Italia continua a interrogarsi circa le ragioni che possono spingere sempre più adolescenti a scagliarsi con brutale violenza contro i loro docenti, ecco che incredibilmente l’illustre editorialista del Corriere della Sera ha già pronta in tasca la soluzione. E che soluzione.

Riferendosi a due recenti casi di cronaca registratisi entrambi in Lombardia, uno ad Abbiategrasso lo scorso mese di maggio, l’altro a Varese appena poche ore fa, che hanno visto loro malgrado coinvolte due docenti efferatamente aggredite dai loro studenti, con la lucidità che lo contraddistingue Massimo Gramellini prova ad individuarne le cause. Non la condizione di disagio vissuta, non la totale assenza di rispetto ed educazione, né tantomeno l’eccesso di buonismo, figuriamoci. Anzi, il contrario. Ad armare di coltello la mano dei giovani aggressori sarebbe stata, secondo l’opinabile tesi sostenuta dal giornalista del Corriere, la scarsa permissività delle due insegnanti. Nulla c’entra dunque il buonismo. O meglio, c’entra, ma in direzione esattamente opposta a quanto noi comuni mortali avremmo immaginato.

Perché, basandosi sulle innovative teorie educative di Gramellini, non è a causa del buonismo e dell’inosservanza di ruoli e regole di comportamento se uno studente si sogna di colpire ripetutamente alle spalle la propria insegnante con un coltello a serramanico, bensì, perché la docente in questione, evidentemente mossa dalla vocazione per il proprio mestiere, è risultata essere troppo poco permissiva. Come a dire: se sei un lavoratore serio, che svolge irreprensibilmente e con passione la tua professione, aspettati pure, di tanto in tanto, di ricevere qualche sana pugnalata alla schiena. E che sarà mai. Può capitare. Fa parte del gioco.

Sì, di un gioco perverso in cui la scuola è puntualmente costretta ad abdicare alla sua funzione formativo-educativa per lasciare spazio al buonismo dilagante che finisce per svilire completamente l’istituzione scolastica riducendola a un mero diplomificio. Un po’ come il buonismo dimostrato in questa specifica occasione da Massimo Gramellini, il quale, insabbiando gli effetti negativi del buonismo sull’educazione degli studenti, dimostra egli stesso di essere affetto dalla sindrome del buonista. Anche perché, va bene rimarcare romanticamente la vocazione e il senso di missione dei docenti, per carità, ma va un po’ meno bene, se poi, la vocazione viene cinicamente usata per sminuire il deprecabile gesto di uno studente che si scaglia con inaudita violenza contro il suo insegnante.

E no caro Gramellini, simili episodi non devono passare in secondo piano, né tantomeno possono trovare giustificazione nella scarsa permissività del docente. Chi insegna deve poter adempiere al proprio ruolo di educatore con rigore e professionalità, e senza rischi per la propria incolumità. E non è certo dispensando lezioncine intrise di romanticismi da libro ‘Cuore’ che si risolvono i tanti problemi che affliggono la scuola italiana e si educano i giovani a diventare dei buoni cittadini rispettosi dei ruoli, delle istituzioni e delle norme del vivere civile. Ma chiaramente queste sono cose da catastrofisti cinici e compiaciuti, e non possono certo essere comprese da chi, come Gramellini, ha sempre posseduto la vocazione del buonista.

Salvatore Di Bartolo, 10 febbraio 2024

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