Le radici della pedofilia tra i preti

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Ricevo questa bella lettera da Don Ermanno Caccia ex direttore del settimanale diocesano Notizie di Carpi, che a fine maggio ha rassegnato le sue dimissioni. All’origine della scelta del sacerdote, che è anche parroco di Mortizzuolo, vi sono le polemiche sollevate a seguito di un articolo di opinione intitolato “Perché?” in cui spiegava il motivo per il quale la Lega di Salvini aveva ottenuto così tanto consenso.

Perché in passato troppo spesso si sono colpevolmente coperti i comportamenti illeciti di ecclesiastici? Per non scandalizzare i fedeli, per non “screditare” la Chiesa, si pensava. C’è un numero stupefacente di cardinali, vescovi, preti rinviati a giudizio o condannati per la pratica della pedofilia o la sua copertura. E’ qualcosa che ci sgomenta. Ci costringe a scoprire una piaga profonda, che si è diffusa nel corpo della chiesa in modo silenzioso e devastante. Chi avrebbe immaginato il cardinal Pell, leader della chiesa in Australia e membro del C9, in prigione? Ci sono problemi recenti anche per il cardinale di Lione e di Santiago del Cile. Pur concedendo, per ciascuno dei casi, il beneficio del dubbio fino alla sentenza definitiva, non possiamo ignorare che c’è stata una carenza sistemica.

Il discernimento delle vocazioni sacerdotali ed episcopali è stato sicuramente viziato da incompetenza ampia o addirittura colpevole. Molti ritengono, oltremodo, che la questione sia una mera questione di disciplina, legata alla volontà più o meno personale. Per capire veramente l’essenza del problema vale la pena ricordare la riflessione di Michele Brambilla su Il Giornale fatta un anno fa, il quale osservava che quello degli abusi sessuali del clero non era un problema di “morale” ma un problema di fede.

Io pure lo credo, la questione è ben più profonda: è questione di fede. Ciascuno di noi, che sia o no un prete e/o un consacrato ha impulsi più o meno nobili, ciò che fa la differenza è la fede. La radice di ogni abuso, come quelli denunciati, risiede nell’eclisse di Dio. Ben ci ricorda Aldo Maria Valli, illustre “censurato” che quando per un sacerdote e o un consacrato avviene l’eclisse di Dio esso diventa “da costruttori di ponti fra l’uomo e Dio, diviene un costruttore di relazioni umane” da mediatore diventa attore, e la frittata è fatta!

Alle radici della pedofilia degli ecclesiastici avviene quello che avviene per il mondo definito secolarizzato. La morale? È un fatto di opinioni. Il bene? Dipende da ciò che penso e sento in un dato momento e non da quello che dovrei pensare perché giusto e vero. L’attuale pontefice individua, oltre il male di base, anche una caratteristica specifica alla radice degli abusi sessuali, nel clero: il “clericalismo”, ossia fare della propria autorità spirituale un potere assoluto, indiscutibile, una leva specifica della prevaricazione.

E allora che fare?

Penso che ai laici oggi è chiesto un vero ed importante ed indispensabile impegno: aiutare sacerdoti, clero e consacrati ad uscire dalla crisi, attraverso la coerenza e il coraggio di osare!

Paradossalmente le parti si sono rovesciate. In passato, il potere civile “correggeva” quello religioso quando esso non era in grado di svolgere il suo compito propriamente. Ne è esempio l’imperatore Carlo Magno o altri che, accanto alle loro debolezze, seppero anche dare un impulso importante per la propagazione della fede.  E poi, ma questo non dipende da noi, ma dai “superiori”, applicare le necessarie misure di un più adeguato discernimento e di una risoluta repressione di fronte all’insorgere del problema.

Ermanno Caccia, 28 luglio 2019

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