Nel tardo pomeriggio di martedì 19 dicembre, la Corte Suprema dello stato del Colorado ha stabilito l’interdizione di Donald Trump dai pubblici uffici, impedendo al tycoon di presentarsi alle primarie del 2024 nel medesimo stato, compromettendo di conseguenza la sua partecipazione alle elezioni presidenziali. La sentenza si basa sul 14° emendamento della Costituzione, che prevede l’interdizione dagli incarichi pubblici a qualsiasi presidente, deputato o senatore chi sia stato coinvolto in un’insurrezione o in una ribellione contro le istituzioni degli Stati Uniti. La sentenza avrà effetto dal 4 gennaio, nel frattempo Trump potrà appellarsi alla Corte Suprema.
I processi contro Trump per l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2020 sono stati decine, la maggior parte si sono arenati nei tribunali, oppure non sono ancora giunti a compimento. La corte del Colorado è la prima ad avere incriminato l’ex presidente per insurrezione. Saranno quindi i giudici della Corte Suprema che dovranno stabilire se ribaltare o confermare la sentenza del Colorado. I giudici della Corte Suprema sono 9, di cui 6 nominati da presidenti repubblicani, dei i quali 3 da Trump stesso. Steven Cheung, portavoce della campagna elettorale di Trump, ha parlato di una “decisione antidemocratica” e ha dichiarato di avere “massima fiducia nella Corte Suprema Usa che presto ribalterà la sentenza”.
La faccenda è spinosa. Innanzitutto, siccome le primarie in Colorado si terranno il 5 marzo, il regolamento prevede che i candidati dovranno essere certificati con 60 giorni di anticipo, entro il 5 gennaio. La Corte Suprema dovrà quindi prendere in tempi brevissimi una decisione unica nella storia degli Stati Uniti, che impatterà fortemente sulle elezioni del 2024. Un ribaltamento della sentenza e la conseguente assoluzione porterebbe decine di altri processi intentati contro il tycoon a cadere, dando a Trump una forte legittimazione che gli spianerebbe la strada nella corsa alle primarie. Una conferma della condanna porterebbe ad una reazione a catena nelle Corti di altri stati con un inevitabile effetto domino che porterebbe davvero l’ex presidente ad essere escluso dalle prossime elezioni, e questo aprirebbe scenari imprevedibili e destabilizzanti per gli interi Stati Uniti.
I repubblicani e gli stessi rivali di Trump alle primarie hanno fatto quadrato intorno all’ex presidente, questi ultimi dichiarando che Trump deve essere battuto, ma non per decisione dei giudici. Una cosa è certa, con questa sentenza da una parte ed i guai giudiziari del figlio di Biden dall’altra, è sempre più chiaro che giudici, tribunali e processi avranno un grande peso nella campagna presidenziale del 2024
Pietro Molteni, 20 dicembre 2023
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