Il caso Alfredo Cospito continua a tenere banco nelle aule parlamentari come negli studi televisivi. Giovedì sera a Piazza Pulita si è parlato anche di questo, ospite tra gli altri quella Debora Serracchiani che – insieme a tre colleghi del Pd – è andata nel carcere dove era recluso il leader anarchico per verificare le sue condizioni di salute. E che si sono intrattenuti a parlare anche con gli altri carcerati al 41bis per reati di mafia.
Il punto della discussione era l’utilizzo fatto in aula in Parlamento, da parte di Giovanni Donzelli, di documenti “riservati” del Dap in cui era contenuta una relazione sugli scambi di informazioni avvenuti in carcere tra l’anarchico in sciopero della fame e i mafiosi. In sintesi: i boss esortavano Cospito a continuare la sua battaglia contro il 41bis e contro l’ergastolo ostativo, dicendosi pronti anche a iniziare pure loro uno sciopero della fame che li portasse fuori dal regime del carcere duro.
Un regime che i magistrati antimafia continuano a ritenere fondamentale per il contrasto alla mafia, così come lo ritiene Fratelli d’Italia che non intende piegarsi al “ricatto” di Cospito che da oltre 100 giorni continua il suo sciopero della fame e che è stato trasferito al carcere di Opera per i controlli sanitari del caso.
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Il Pd, oltre ad aver visitato in carcere l’anarchico, per bocca di alcuni suoi esponenti – come l’ex ministro della giustizia Orlando – ha chiesto che lo Stato revochi il regime del 41bis per Cospito, condannato al carcere per aver gambizzato un dirigente di Ansaldo energia e per altri reati di terrorismo, e ancora in attesa di sapere se verrà condannato all’ergastolo per aver piazzato delle bombe alla caserma degli allievi militari dei carabinieri rischiando una strage.
Nel dibattito di giovedì sera, Emiliano Fittipaldi e Francesco Borgonovo non se la sono mandata a dire. “La Meloni sembra complice dei due coinquilini Donzelli e Delmastro”, dice Fittipaldi. “E un premier su cose così importanti non può permettersi uno scivolone di questo tipo. La classe dirigente che sceglie dovrebbe essere più adeguata alle istituzioni di questo Paese”. Borgonovo replica: “E allora impicchiamoli in piazza. Mettiamoli in cameretta in punizione e righiamogli la macchina. Il punto qui è un altro: a me che un anarchico insurrezionalista parli con un mafioso mi inquieta”. Come diceva Sallusti: qui siamo finiti a guardare il dito, e cioè il caso Donzelli-Delmastro, e non la luna: la saldatura tra mafia e anarchia contro il regime del 41bis.