In altri termini, secondo costoro ciascuno di noi per raggiungere l’obiettivo della sua vita deve diventare Corporation di se stesso. Azionista & Ceo e, al contempo, lavoratore & schiavo della stessa azienda: la sua! Fu la genialata di Uber: fingere che il taxista, grazie alla loro App-ricatto, fosse imprenditore di se stesso. In realtà, dovendo pagare una tangente del 20% sul fatturato (neppure l’ndrangheta arriva a tanto!), sarebbe stato un loro schiavo, perenne. E gli azionisti di Uber, diciamocelo, non sono investitori, ma ndranghettisti. E lui, il tassista, si convince che è un “fallito per colpa sua”, allora, per sopravvivere, si trasforma in rider, chiudendo il cerchio dell’economia circolare, cenando con l’ultima pizza (fredda) che si porta a casa a mezzanotte.
Dove ci porterà la “stanchezza da ottimizzazione”? Non lo so. Però so che costoro sono capaci di tutto. Mi auguro solo che i giovani della generazione Z, quella dei miei nipoti, quando capiranno il giochino criminale del Ceo capitalism che li vuole sottoterra (loro e le loro emissioni), costantemente in cave working, come i nani nibelunghi, reagiscano e colpiscano Sigfrido. Mi raccomando, fra la spalla e la scapola.
Che Dio ci aiuti a riprenderci il “nostro” mondo capitalista nature d’un tempo, dove c’era l’alternanza destra-sinistra, ricacciando sottoterra il biondo Sigfrido, e il suo popolo delle nebbie.
Riccardo Ruggeri, 11 aprile 2021