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Dopo la scoppola, la sbandata: il Pd di Schlein è nel caos

Il Parlamento europeo approva il piano Asap per produrre armi per l’Ucraina. Il Pd si spacca: critica la norma, vota a favore ma non tutti

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Dopo la scoppola, la sbandata. Il Pd di Elly Schlein sembra una barca alla deriva: mugugni interni, batoste elettorali, adii eccellenti e linea politica un tantino altalenante. Non solo sul tema dei diritti, dove mezzo partito guarda all’utero in affitto con sospetto mentre il segretario sarebbe favorevole; ma anche sulla difesa dell’Ucraina visto che oggi all’Europarlamento è andato in scena tutto lo psicodramma del Pd.

Piccolo passo indietro. Da giorni l’Europa sta discutendo il disegno di legge a sostegno della produzioni di armi europee (chiamato Asap) che ha come scopo quello di rafforzare la capacità produttiva europea ideata per sostenere lo sforzo bellico di Kiev. Piccola nota dolente: tra i fondi destinati a missili e proiettili, ci sono pure alcuni fondi del Pnrr e del piano di Coesione. Costo totale: 500 milioni di euro.

Per alcuni motivi da giorni il Pd fatica a prendere sonno. La posizione sull’Ucraina di Elly Schlein è nota e di certo non combacia con la linea “armiamoci e partite” di Enrico Letta durante il governo Draghi. Elly ha sempre confermato il suo appoggio a Zelensky, ma insomma l’anima pacifista ogni tanto riaffiora. Solo che Schlein ha vinto le primarie grazie ai voti di iscritti, elettori e simpatizzanti, mentre gran parte della classe dirigente – e degli eletti – aveva puntato sul cavallo Bonaccini. Cosa significa? Significa che Elly fatica a far coincidere la strategia della segreteria con le manovre parlamentari.

Per approfondire

Lo si è capito nei giorni scorsi, dopo la sconfitta alle amministrative, dove da ogni parte sono piovute critiche verso la gestione troppo centralista del partito. Lo si è capito dalle numerose missive spedite ai giornali dai riformisti dem, che spingono per riportare il partito verso il centro (e non confonderlo col M5s). Ed il nodo è venuto al pettine anche l’altro giorno, quando Schlein sarebbe dovuta andare a Bruxelles per parlare della legge Asap coi suoi eurodeputati e invece è stata costretta a restare a casa. Lia Quartapelle, potente esponente dem, a mezzo stampa l’aveva avvertita: il Pd non può cambiare linea sulla guerra in Ucraina. E così Elly ha dovuto cercare di salvare capra e cavoli: assicurare il sostegno a Zelensky, ma dando un segnale di discontinuità in salsa pacifista. Risultato: un caos totale.

Brando Benifei, capo-delegazione Pd a Bruxelles, confermato nonostante non di provata fede schleiniana, in mattinata aveva spiegato quale sarebbe stato il trucchetto dem. Presentare degli emendamento per escludere il Pnrr e i fondi di coesione dalle risorse utilizzabili per produrre armi, sperare che il gruppo dei socialisti ne facesse passare almeno uno e infine votare comunque a favore per evitare di restare in minoranza nel gruppo di appartenenza. Risultato finale: l’Eurocamera ha approvato la norma con 446 voti a favore, 67 contrari e 112 astenuti, mentre gli emendamenti di Elly&co sono stati sonoramente bocciati. E la delegazione dem ne è uscita a pezzettini: 10 onorevoli hanno votato a favore (Brando Benifei, Mercedes Bresso, Beatrice Covassi, Paolo De Castro, Elisabetta Gualmini, Pina Picierno, Daniela Rondinelli, Irene Tinagli, Patrizia Toia e Alessandra Moretti), in quattro si sono astenuti (Pietro Bartolo, Camilla Laureti, Franco Roberti e Achille Variati).