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Dopo le regionali, i grillini ingoieranno il Mes

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Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri di recente ha definito il Meccanismo europeo di stabilità «uno strumento utile che non da’ soldi a fondo perduto ma risorse a tasso zero che determinerebbero un risparmio in termini di interessi nell’orizzonte di diversi miliardi di euro». Il Mes sta assumendo un carattere carsico, restando nascosto dalla superficie per emergere dopo la consultazione regionale ed imporsi all’agenda di governo. L’ostilità dei Cinque Stelle al Mes verrà prima domata e poi barattata con qualche provvedimento che ne compenserà l’ennesima abiura. D’altra parte, dopo le regionali i grillini registreranno un’ulteriore emorragia di consensi, risultando anemizzati nel loro patrimonio elettorale e talmente indeboliti da non poter intraprendere una prova muscolare con gli alleati del Pd che, invece, sono sempre più convinti dell’utilità del canale di finanziamento di matrice europea.

Recovery, un assegno “postdatato”

Se un esponente autorevole del governo, come il ministro dei dem Gualtieri, propugna l’attivazione del Mes, perché lo ritiene vantaggioso per il bilancio pubblico, significa che è maturata una volontà condivisa con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La maggioranza rossogialla è consapevole che una parte delle risorse negoziate al Consiglio europeo di fine luglio saranno disponibili (forse) a giugno del 2021. L’entità dei trasferimenti e dei prestiti sanciti nel Recovery Fund per il momento sono grandezze teoriche, perché i 750 miliardi annunciati non ci sono ancora, ma devono essere raccolti sul mercato dalla Commissione attraverso l’emissione di titoli di debito e successivamente distribuiti ai Paesi che proporranno programmi uniformati alle prescrizioni comunitarie (transizione ecologica, resilienza sociale, digitalizzazione). Il perimetro di azione è tracciato e non può essere rettificato per includervi altri ambiti di intervento compatibili con le priorità nazionali.

Il Commissario europeo Paolo Gentiloni, intervenendo nelle Commissioni riunite Bilancio e Politiche dell’Unione europea di Camera e Senato, ha escluso che le risorse del Recovery possano essere impiegate per ridurre la pressione fiscale, confermando l’assenza di spazi discrezionali nell’impiego dei fondi. Dunque, si prospettano tempi lunghi per ottenere dei finanziamenti subordinati ad interventi, per giunta, estranei alle esigenze della collettività che sono dettate da una crisi economica sempre più veemente.

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