L’attaco di Gaza su Tel Aviv di lunedì scorso commentato da Michael Sfaradi, giornalista free lance iscritto alla Tel Aviv Journalist Association e specializzato in politica mediorientale, analisi militari e reportage di guerra. In italiano ha pubblicato otto romanzi vincendo tre premi letterari Accademia Res Aulica di Bologna nel 2016 e nel 2018 mentre nel 2017 ha vinto il premio letterario ‘Vittoriano Esposito’ città di Celano.
Questa mattina, 25/03/2019, alle ore 05:12, le sirene hanno echeggiato nella zona nord di Tel Aviv e a distanza di pochi istanti un missile modello Fajr 5 di fabbricazione iraniana, lanciato da Rafia nella Striscia di Gaza, ha colpito una casa del Moshav Mishmeret, località a nord di Tel Aviv. Nella casa c’erano sette persone, di cui tre bambini di età variabile fra i 3 e i 6 anni, tutti componenti della stessa famiglia.
L’esplosione ha completamente distrutto la villetta e i feriti, dopo essere stati estratti dalle macerie, sono stati ricoverati all’ospedale di Kfar Saba con ferite da gravi a molto gravi.
Già il 15 marzo scorso due missili Fajr lanciati dalla Striscia di Gaza, secondo il portavoce di Hamas per errore, avevano sorvolato la periferia di Tel Aviv prima di essere abbattuti dal sistema antimissile ‘Iron Dome’ e secondo gli esperti, al contrario della volta precedente, è difficile che davanti a dei feriti e ad ingenti danni si possa nuovamente far passare una giustificazione a ciò che è accaduto. È chiaro che il lancio di questo missile sia stato programmato ed eseguito intenzionalmente.
Anche se nessuno lo dice chiaramente, politici o vertici dell’esercito, è molto probabile che questa volta la risposta israeliana sarà più dura e incisiva che in passato.
Il Premier Netanyahu, negli USA per incontrare il Presidente Trump e per parlare all’AIPAC, la lobby ebraica statunitense, ha già fatto sapere che tutti i suoi incontri, tranne quello con il presidente, sono stati annullati e che rientrerà in patria al più presto per seguire da vicino gli sviluppi della situazione.
Questo anche perché il lancio del Fajr è stato solo l’ultima delle provocazioni messe in atto da Hamas in vista delle elezioni politiche che si terranno a giorni in Israele. I lanci di palloni incendiari dalla Striscia di Gaza verso Israele, che negli ultimi mesi che oltre a mettere in pericolo la popolazione civile hanno causato ingentissimi danni alle coltivazioni, ai boschi e alla fauna che li abitava, non solo si sono intensificati ma ai palloni sono stati attaccati ordigni con cariche più potenti di quelle usate fino a poco tempo fa.
Un autobus di linea in servizio nella Samaria è andato completamente distrutto dopo essere stato colpito con diverse bottiglie Molotov e rivolte violente sono scoppiate all’interno delle carceri di massima sicurezza dove sono detenuti terroristi arrestati perché implicati in maniera diretta o indiretta ad attentati. Durante questi scontri, decisamente violenti, ci sono stati diversi feriti, alcuni anche gravi, fra questi due guardie di custodia che sono stati colpiti da diverse coltellate alle mani.
Ogni volta che si avvicinano le elezioni politiche si ripete il copione di sempre con le organizzazioni terroristiche che fanno di tutto per condizionare il voto, ma un missile con testata ad alto potenziale che sorvola la città di Tel Aviv non era immaginabile neanche dai più pessimisti.