“Tutto falso. Io non c’entro niente con tutto questo e non sono né indagato, né coinvolto. L’indagine è puramente esplorativa”. Così, il deputato autosospeso di Verdi-Sinistra Italiana, Aboubakar Soumahoro, commentava il primo polverone sollevato contro la madre della moglie, poi indagata dalla Procura di Latina circa la presunta attività irregolare delle cooperative, coinvolte nella gestione di richiedenti asilo e minori non accompagnati. Le pesanti accuse riguardano i reati di malversazione e di truffa aggravata, a cui nelle ultime ore, all’interno del registro degli indagati, si è aggiunta anche la moglie del deputato con gli stivali.
Insomma, uno sviluppo che pare essere ben diverso, rispetto ad una indagine “puramente esplorativa”. Anche perché, col passare delle settimane, la procura di Latina continua ad aggiungere elementi e fatti volti a ricomporre il puzzle.
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Si badi bene: Soumahoro si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda, e le indagini non sono in alcun modo rivolte nei suoi confronti. Eppure, come più volte riportato sul sito nicolaporro.it, è la caduta di un mito, di un paladino, della nuova star del progressismo. Se il profilo giudiziario non lo riguarda assolutamente, sta subendo però le conseguenze di una vera e propria polveriera politica, abbandonato dai compagni (in tutti i sensi) di partito e giornalisti che, fino a ieri, lo avevano portato sul palmo di mano.
Ora, arriva anche la duplice mazzata: dopo la moglie indagata, infatti, la Procura ha disposto il “divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione, di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche”, per la durata di un anno, nei confronti dei membri del Consiglio di amministrazione della cooperativa Karibu, presieduta dalla suocera di Soumahoro. A ciò, si aggiunge anche il “sequestro preventivo a fini di confisca, anche per equivalente, del profitto del reato, sino alla concorrenza di 639.455,28 nei confronti di un indagato e di 13.368,42 nei confronti di altri due indagati”.
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Come spiega una nota dell’accusa, “i provvedimenti sono stati adottati dal gip presso il Tribunale di Latina, con riferimento a reati tributari relativi all’emissione ed all’impiego di fatture per operazioni inesistenti, per gli anni di imposta dal 2015 al 2019”. Nell’arco di nove anni, infatti, il comune di Roma avrebbe versato alla cooperativa una somma pari a 3 milioni di euro, fino a quando i tecnici non hanno scoperto un’irregolarità (la cooperativa non aveva il Durc in regola) e hanno congelato i versamenti. Un valore che sarebbe cresciuto, fino ad oltre 4 milioni, se non si fossero scoperte le anomalie di Karibu.
Nel frattempo, il deputato con gli stivali è intervenuto a difesa della moglie: “Sono profondamente amareggiato, dispiaciuto e preoccupato per l’indagine che vede coinvolta direttamente la mia compagna, Liliene Murakatete, che confido dimostrerà la sua innocenza”. E conclude: “Ribadendo la mia totale estraneità ai fatti contestati sull’indagine della coop Karibu e del Consorzio Aid, di cui, come più volte affermato, non ero a conoscenza, nel prosieguo delle indagini, sempre più alla luce del sole, continuerò a impegnarmi nella mia attività politico-parlamentare sui temi che hanno da sempre caratterizzato il mio impegno”.