C’è poi più in generale, alla base di tutto, un problema filosofico che andrebbe affrontato, anche se non si richiede certo al legislatore di farlo. Bisognerebbe cioè chiedersi cosa significhi effettivamente il principio di uguaglianza in una società libera: può essere un assoluto? Può essere assunto come ispiratore di ogni norma? Ora, a parte il fatto ben risaputo che una cosa è l’uguaglianza e un’ altra è l’ugualitarismo, il quale, volendo eliminare le differenze fra gli umani, finisce per essere esso stesso discriminante, il fatto da considerare e tenere ben presente come quel principio abbia una forza altamente corrosiva e vada quindi usato con sagacia e discernimento.
Pretendere che istituzioni come la scuola, la famiglia, l’impresa, seguano il modello democratico e abbandonino ogni principio gerarchico, significa semplicemente farle morire, e far morire con loro la stessa società. Un minimo di gerarchia, e distinzioni delle funzioni, ci vuole sempre, anche se se poi e giustamente la gerarchia non va concepita in modo astratto e rigido. Ognuno di noi, anche l’uomo più potente, è “signore” per certi versi e “servo” per altri, in un rapporto che può cambiare ma che non può essere eliminato. Oggi le donne si sono “emancipate” per molti versi, ed è un bene. Così come un bene è sicuramente che questo processo continui. Ridurre però a facili schematismi i rapporti di potere, e pensare che essi semplicemente possano sparire dalla faccia della terra, è non solo utopistico ma anche deleterio. Altri se ne creerebbero con la pretesa di non esserlo. E sarebbero i più pericolosi.
Corrado Ocone, 1 maggio 2022