Esteri

Doron, Emily, Romi: la fine di un incubo

Liberi i primi tre ostaggi di Hamas. Le tre ragazze abbracciano le madri dopo oltre un anno di prigionia a Gaza. Regge il primo giorno di tregua

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Mentre la comunità internazionale attendeva con trepidazione, la prevista tregua tra Israele e Hamas ha incontrato oggi un imprevisto slittamento dalla sua ora d’inizio programmata, fissata per le 8.30 locali. Un ostacolo attribuito a” ritardi tecnici”, così li hanno chiamati, da parte dei gruppo terrorista che opera nella Striscia di Gaza e che ha posticipato l’attesa sospensione delle ostilità.

Il velo di tensione che ha coperto la scena si è sollevato solo quando, dopo momenti di incerta attesa, è emersa una notizia che ha cambiato il corso degli eventi. Verso le 9.30 italiane, i media di Israele hanno diffuso che il governo di Tel Aviv aveva finalmente in mano la lista degli ostaggi che sarebbero stati liberati, indicando un progresso nelle trattative. Con conferma delle autorità israeliane, la tregua ha preso effetto alle 11.15 locali, accendendo un barlume di speranza dopo mesi di attrito prolungato.

Poi la gioia, quella vera. Nella lista consegnata da Hamas figuravano i nomi tre donne, Doron Steinbrecher, Emily Damari e Romi Gonen. Poi alle 15 l’annuncio: la Croce Rossa ha prelevato gli ostaggi consegnati dai terroristi, trovati “in buone condizioni”, e li ha riportati in Israele. Trasferiti in appositi elicotteri mobilitati dell’IdF, sono state portate in un campo allestito a Reem dove hanno incontrato le madri. Poi sono state visitate nella struttura prima di essere portate in un ospedale civile dove hanno incontrato il resto delle famiglie. “Voglio ringraziare tutti coloro che non hanno mai smesso di lottare per Emily – ha commentato la madre della giovane -, e coloro che non hanno mai smesso di urlare il suo nome. In Israele, Gran Bretagna, Stati Uniti e ovunque nel mondo. Grazie per aver riportato Emily a casa”. Poi l’appello per tutti gli altri ostaggi: “Mentre l’incubo di Emily a Gaza è finito – ha aggiunto -, per moltre altre famiglie l’attesa straziante continua. Ogni ostaggio deve essere rilasciato, e cure e aiuti umanitari devono essere forniti a coloro che ancora aspettano di tornare a casa. Chiediamo ai media di rispettare la privacy di Emily e della sua famiglia in questo momento”.

In parallelo alla questione degli ostaggi, la giornata è stata segnata anche dall’ingresso di 100 camion carichi di aiuti umanitari a Gaza. Questa apertura, essenziale per alleviare le condizioni di migliaia di sfollati che si apprestavano a ritornare nelle proprie abitazioni, rientrava tra i dettagli dell’accordo siglato pochi giorni fa in una regione segnata da 15 mesi di conflitto.

L’accordo di tregua prevede inoltre l’impegno a liberare 90 prigionieri palestinesi, incluse 69 donne e 21 bambini, detenuti nelle carceri israeliane. Si tratta di cittadini che provengono da Gerusalemme Est e dalla Cisgiordania.

Un’ulteriore azione parallela ha visto le forze israeliane impegnate nel recupero del corpo del soldato Oron Shaul, detenuto a Gaza dal 2014. Era rimasto ucciso in una imboscata di Hamas nella guerra scoppiata più di dieci anni fa.

“Noi e le fazioni della resistenza dichiariamo il nostro pieno impegno all’accordo di cessate il fuoco, sottolineando che tutto ciò è subordinato all’impegno del nemico”, ha dichiarato Abu Obeida, portavoce del braccio armato Ezzedine al-Qassam.

Le tensioni interne in Israele, tuttavia, mettono in luce una realtà politica frammentata. Le proposte di alcuni esponenti del governo, tra cui Bezalel Smotrich, di occupare Gaza e instaurarvi un governo militare temporaneo hanno suscitato polemiche, evidenziando la divergenza di opinioni sulla gestione del conflitto con Hamas. Le dimissioni Itmar Ben Gvir e di altri due ministri, in segno di disapprovazione verso l’accordo di tregua, riflettono la profondità delle divisioni interne al governo di Netanyahu. Ma oggi conta solo il rientro a casa di tre ostaggi.

“Il governo di Israele accoglie con affetto le tre donne liberate – ha detto in una nota il premier – Le loro famiglie sono state informate dalle autorità competenti che sono state rilasciate e sono tornate tra le nostre forze. Il governo di Israele è impegnato a riportare a casa tutti gli ostaggi e i dispersi”.

Articolo in aggiornamento