È stato il Natale del nostro scontento. È stato il Natale di un nuovo immaginario collettivo, che ha stravolto e demolito il precedente con un certo slancio mainstream. Non è difficile associare l’immagine del furgone con il carico di vaccini, che attraversa l’Italia in un percorso accompagnato dalla brama, legittima, di salvezza collettiva, a quella che ha percorso decine dei nostri Natali sereni, del camion Coca Cola, con l’effige di Babbo Natale. Nello spot pubblicitario passava quel carico, si accendevano le luci delle case e i nostri cuori. Ora passa il furgone nero e si accende, almeno un po’, la speranza di farcela.
Lockdown permanente
Ma, purtroppo, siamo in un mondo dove le fiabe non possono risolversi da sole, e lo spread tra la propaganda (di cui il governo Conte fa consumo vorace) e la realtà rimane sempre assai alto. E così, per quanto riguarda l’Italia, attorno al camioncino e al giubilo del Premier si delinea la grande ammuina di Natale. Esaurita la marcia retorica del furgoncino delle meraviglie, infatti, si prepara un futuro che, di qui ai prossimi mesi, appare ben più complesso della “narrazione”, al di là e oltre gli spot sui vaccinati eccellenti, al di là e oltre il bombardamento mediatico che, di qui ai prossimi mesi, spingerà verso l’inoculazione. Il piano vaccinale completo non si conosce, mentre la tabella di marcia sulle somministrazioni viene scandita dalle interviste del ministro Speranza e del Commissario Arcuri (sul fatto che le dosi possano bastare, peraltro, la fondazione Gimbe il 23 dicembre ha espresso perplessità neanche tanto velate).
Paese in ginocchio
Il 7 gennaio dovrebbero iniziare le lezioni in presenza al 50% mentre ancora non si vede una strategia sulla gestione dei trasporti pubblici in proposito, vero nodo della questione, e i presidi che hanno espresso la loro contrarietà all’ipotesi dei doppi turni. E poi c’è la questione economica, che abbraccia quelle categorie stravolte, dilaniate, massacrate dalla nuova ondata di chiusure natalizie con le relative filiere. Tra il settore del commercio al dettaglio, quello dei ristoranti, bar e hotel è stato preventivato un calo dei volumi d’affari pari a circa 10 miliardi di euro, a fronte di una prima tranche di ristori che non arriva neanche a 700 milioni di euro.
Il ministro dell’Economia ha promesso per gennaio un “meccanismo perequativo”. Ma è indubbio che l’Italia in uscita da queste Feste tristi e tormentate sarà sofferente, inginocchiata, con una prospettiva nebulosa sul piano economico e sociale. Su cui, di certo, non rincuora il ritardo sul completamento del Recovery Plan. Gli altri Paesi europei dell’area mediterranea hanno già iniziato le interlocuzioni con la Commissione Ue mentre qui da noi a malapena riescono a parlarsi tra alleati di governo. Questa, purtroppo, è la cruda realtà dei fatti. E non basta il sostituto del camion Coca Cola per regalare una magia laddove proprio non c’è.
Pietro De Leo, 28 dicembre 2020