Dov’è l’Unione Europea sul Coronavirus?

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Non è il momento di fare polemica ma quando l’emergenza Coronavirus sarà finita (speriamo presto) dovremo fare una seria riflessione sulla struttura dell’Unione europea e sulla sua risposta in caso di emergenza. L’Austria che blocca i treni provenienti dall’Italia al Brennero, il sindaco di Mentone che vuole chiudere il confine tra Francia e Italia, è questa la grande Unione europea senza confini e solidale che per anni ci hanno raccontato gli europeisti? Dove sono i commissari europei sempre solerti a bacchettare l’Italia nel momento in cui pone restrizioni ai propri confini?

Non contestiamo il diritto degli stati di fare controlli ai propri confini quanto l’ipocrisia dell’intera impalcatura europea e in particolare dei governi più europeisti come quello francese, fautore di una società aperta finché non vengono messi in discussione i suoi interessi. Lo avevamo già visto con i migranti respinti a Ventimiglia e riaccade oggi con il Coronavirus. Un’Europa delle nazioni in cui ogni Stato ha la facoltà di controllare e gestire gli ingressi nel proprio territorio è una possibilità comprensibile, ma non è accettabile l’europeismo a giorni alterni che vale per alcuni stati e per altri no, in alcune situazioni ma non in altre.

Oggi in un articolo su The New York Times si sostiene che il Coronavirus metterà alla prova le “politiche sanitarie e dei confini dell’Unione europea”, vedremo quale sarà l’aiuto all’Italia ma è lecito domandarsi come reagirà l’Ue nel caso (per fortuna mia verificatosi) di un’emergenza sanitaria su larga scala, in particolare in materia di prevenzione e gestione dei confini.

La fragilità e le contraddizioni dell’Ue sono emerse proprio nei momenti di maggiore difficoltà; nel caso della crisi economica del 2008 con le conseguenze per la Grecia, con la crisi migratoria e oggi con il Coronavirus. Se è vero che un grande leader o una grande nazione si vede nel momento del bisogno, lo stesso dovrebbe valere per una struttura sovranazionale come l’Unione europea che nasce con la volontà di sostituirsi agli stati. Oggi l’Italia ha bisogno di un’aiuto e di non essere lasciata sola a gestire un’emergenza che non riguarda solo il nostro paese ma tutto il mondo, in ogni caso, comunque vada, ce la faremo perché siamo un grande popolo.

Francesco Giubilei, 24 febbraio 2020

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