Se il classico marziano di Ennio Flaiano ridiscendesse a Roma e passasse per un’edicola si spaventerebbe di brutto: l’Italia sembrerebbe nel pieno di una “emergenza terroristica” ove un gruppo di terroristi armati, appunto, tiene in scacco il Paese pronto a sabotarne l’ordinata vita sociale. Non esitando a mettere bombe e a uccidere pur di raggiungere i suoi scopi sovversivi. “Tolleranza zero!”, “ritornino i cannoni di Bava Beccaris!”, “siano chiusi in casa come sorci!”, sono le “gentili” implorazioni di molti “benpensanti”. Parole dal “sen fuggite”, e benevolmente tollerate in barba ad ogni “correttismo”, pur in altri casi implacabile.
Il nostro marziano si augurerà che il Paese anche questa volta, come avvenne negli “anni di piombo”, ne esca vittorioso, e che la democrazia si rafforzi. Allora, erano mille e mille le sigle che affollavano l’arcipelago “sovversivo”, e per lo più, casomai dagli stessi “benpensanti”, erano graziosamente comprese, seppur non giustificate, nei loro comportamenti di “compagni che sbagliano”. Oggi la sigla è una sola: no vax, l’incarnazione del Male assoluto in chi non vuol vaccinarsi perché non crede nella Scienza e nella Medicina e immagina oscuri complotti del Potere alle sue spalle. Che costoro esistano effettivamente non è dubbio, così come esistono i “terrapiattisti” e chi fa morire i figli perché contrario alle trasfusioni di sangue. È una quota parte di eccentrici e bizzarri, forse persino malati di mente, fisiologica, e forse persino vitale, per la società nel suo complesso se messa in grado nei suoi comportamenti di non nuocere al prossimo.
L’impressione è che molti no vax, o almeno no pass, questa volta in un senso un poco più ragionevole dell’altro, lo stiano diventando proprio in virtù di questa comunicazione drammatizzante, terrorizzante, e a sua volta (forse involontariamente) fanatica. Gli estremismi verbali si chiamano a vicenda come in un gioco di specchi. Ci si potrebbe allora porre la domanda: cui prodest? E si potrebbe, senza arrivare ai complottismi, sempre banali, osservare che governare con la paura, dividere il corpo sociale, individuare capri espiatori, distrarre con guerre simboliche dai conflitti reali, sia da che mondo è mondo uno strumento del potere. Non accettiamo questo tipo di ragionamento, per due motivi almeno: 1. perché le nostre società sono così complesse che immaginare “regie” e intenzionalità in quel che accade, prima che errato, è stupido; 2. perché crediamo fermamente che col governo Draghi ci sia la possibilità di ricreare quel clima costituente che permise all’Italia già un’altra volta di ripartire con forza. E che significa nel nostro caso anche una ricerca di quel minimo indispensabile di coesione nazionale che serva all’uopo e di cui un presidente apartitico, anche se non è apolitico, è perfetta garanzia.
Sarebbe allora veramente necessario che Draghi stesso, con la sua autorevolezza e la sua capacità di moral suasion, prendesse in mano la situazione: da una parte invitando tutti, a cominciare dalla stampa per finire a certi suoi ministri, a moderare i toni; dall’altra, scegliendo un tipo di comunicazione istituzionale più rassicurante e rasserenante: dicendo che i vaccini non sono la panacea, forse, ma sono l’arma migliore che abbiamo finora; e che i loro vantaggi per tutti non sono minimamente paragonabili ai rischi che pure potremmo in teoria correre nell’assumerli. Un “discorso di verità” che stempererebbe l’ansia, renderebbe meno isterica la ripresa autunnale, che farebbe sentire tutti partecipi di una impresa comune, convincendo e non criminalizzando come fa (forse credendo di vendere più copie) certa stampa.
D’altronde, fu il metodo di Churchill che convinse gli inglesi facendoli sentire partecipi delle sorti della Patia, dicendo loro la verità (promettendo “lacrime e sangue”) e non trattandoli come infanti. Sono sicuro che gli italiani risponderebbe ancora più in massa e che i no vax, nel senso vero della parola, resterebbero quella esigua e socialmente controllabile minoranza che sono.
Corrado Ocone, 1° settembre 2021