Ecco perché invochiamo il time out di Mario Draghi. Basta. Ci sono questioni che toccano la carne viva degli italiani. Non è lecito lanciare ogni giorno un ballon d’essai. Per programmare il proprio futuro serve tempo e servono informazioni certe. Non basterà la stesura (un po’ in ritardo) del Documento programmatico di bilancio (Dpb) per sciogliere tutti i dubbi, né per tacitare le voci dal seno (e dal senno) fuggite. Ci vorrebbe un piccolo atto di imperio del premier, che quando vuole lo sa fare. Non si tratta di invocare l’”uomo forte” a tutti i costi, ma resta da auspicare qualche riduzione di delega e di assunzione di responsabilità particolare.
Time out, mister president. Non vorremmo vivere due mesi di giungla, dove ogni parlamentare diventa un cecchino e dove ogni esperto vorrebbe il posto da ministro. E dove a fare il ministro c’è spesso il meno esperto. Al Paese non basta il Pnrr per ripartire. Ha bisogno di buon senso e di pacatezza. O per lo meno si lasci il posto degli strilloni a chi vuole guadagnare like. Ma per governare – oltre al dialogo – si dia spazio a chi ascolta tutti e decide senza accondiscendere a chi lo tira più forte per la giacca.
Non vale ripetere che “si è sempre fatto così”. L’emergenza Covid ha fatto cambiare verso alla politica europea, l’emergenza climatica ha imposto i tempi della transizione ecologica ed energetica, l’Italia ha bisogno di assumere cambiamenti magari meno epocali, ma certamente più necessari. I cittadini al centro. La politica al loro servizio.
Antonio Mastrapasqua, 20 ottobre 2021