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Draghi ha qualcosa da temere

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Il precedente governo aveva deciso di indebitarsi per 5 miliardi affinché arrivasse nelle mani di chi spende con la carta di credito una piccola mancia, detto cashback. Il governo gialloverde mise in piedi un baraccone, pomposamente battezzato «reddito di cittadinanza», per il quale nel solo maggio scorso sono stati elargiti 700 milioni di euro a fondo perduto, senza alcuna garanzia che si formino nuove professionalità, si svolga un lavoro socialmente utile o si recuperi un posto di lavoro, come nelle intenzioni folli si era promesso. Da un anno e mezzo si è impedito alle imprese di licenziare, immaginando che ciò potesse durare in eterno e che le aziende, alla canna del gas, non licenziassero i meno tutelati o chiudessero i battenti.

Sono solo tre esempi di recente politica economica, che devono aver avuto bene in testa ieri Mario Draghi, presidente del Consiglio, e Alessandro Spada, presidente dell’Assolombarda, nei loro discorsi da vetrina, inusualmente interessanti. Draghi ha ribadito che esiste debito buono e debito cattivo, che la ripresa a cui siamo assistendo è forte, ma insufficiente a lenire le ferite mortali del lockdown e che il problema dell’Italia nasce da lontano: la produttività del 2019, pre-Covid, è stata inferiore a quella di venti anni prima. Spada, a cinquecento chilometri di distanza, ha spiegato con pacatezza l’importanza dell’industria del Nord, che ha nel suo dna la capacità di trasformare la crisi in opportunità, la follia del blocco dei licenziamenti e il sogno, perverso, per il quale taluni, troppi, ritengono che il lavoro si crei per decreto.

Tutto bene? Mica tanto. L’attuale coalizione di governo è fatta da anime diverse, non tutte consapevoli della situazione in cui ci troviamo. Il primo partito del Parlamento, i grillini, sono combattuti tra l’impulso No Tav, che è una condizione dell’esistenza, come stare a tavola, e l’ingolisimento da sottogoverno che digerisce tutto. La sinistra pensa più alla difesa dei diritti di una molteplicità di minoranze che a Cipputi, come si diceva un tempo da quelle parti. E la destra di governo teme di essere scavalcata da quella d’opposizione. Sopra a tutto ciò un’Europa combattuta. In cui tra poco verranno i nodi al pettine. In cui, sgombrata l’emergenza Covid, si ripresenteranno i soliti argomenti contro il blocco latino.

Basti l’antipasto: non gradiscono il sacrosanto allungamento dei debiti contratti dalle imprese nel pieno delle chiusure. Draghi ha una via stretta. Ieri è sembrato più in linea con le parole di Spada che con quelle di Landini.

Nicola Porro, Il Giornale 2 luglio 2021