Mario Draghi senatore a vita per dare una sferzata al governo più pazzo del mondo che, dalla Libia alle infrastrutture, non ne indovina una? Pare sia questa l’idea che sta maturando in gran segreto il Quirinale. Ad oggi il Presidente Mattarella ha nominato solo uno dei cinque senatori a vita cui ha diritto, la bravissima e tostissima Liliana Segre.
La scelta di Draghi – fatta in virtù dei suoi meriti come dg del Tesoro, governatore della Banca d’Italia e presidente della BCE, tralasciando il periodo “sabatico” in Goldman Sachs – sarebbe un riconoscimento al suo valore, anche perché con lui il Capo dello Stato in tutti questi anni ha avuto un costante e rassicurante ‘fil rouge’. Draghi, formazione dai gesuiti, è il perfetto “grand commis” per tutte le stagioni, una tempra di ferro, grazie al suo professore di matematica, Eraldo Tani, che ossessionò generazioni del Liceo Massimo di Roma con quel ritmare i cinque minuti residui per la consegna dei compiti con una canna di legno sulla cattedra, per allenarli a mantenere i nervi saldi.
Cresciuto alla scuola democristiana della Prima Repubblica con Giovanni Goria e Paolo Cirino Pomicino, deve alla tenacia di Silvio Berlusconi il suo incarico alla BCE, nonostante la freddezza di rapporti con Giulio Tremonti, allora potente ministro dell’Economia, e l’opposizione della Francia, che ci costò cara. Prima di entrare in Senato, e chissà poi se a Palazzo Chigi o al Quirinale, passerà del tempo nel suo ‘buen retiro’ a Lavinio, dove ama fare sport: corsa, golf, tennis, accompagnato dal suo cane e magari con il suo vecchio compagno di liceo, Gianni De Gennaro, con il quale condivide una vera passione per gli USA.
Draghi, soprattutto ora che persiste un evidente contrasto tra le affermazioni pubbliche del premier Conte e le valutazioni dei principali osservatori internazionali sui parametri economici in discesa libera, è un asso nella manica che Mattarella calerà nei tempi e nei modi opportuni.
Il Presidente è infatti molto irritato per le risse in corso tra Lega e M5stelle e sta cercando di capire meglio quali apparati stanno crocifiggendo Giovanni Tria, accanimento iniziato con il cecchinaggio dell’ex Capo di Gabinetto, Roberto Garofoli, fino alle ladies del suo staff e addirittura a suo figlio. Ed è anche per questo che si batte affinché vengano completati gli organici dell’intelligence soprattutto in relazione alle vicende libiche. Puntando ormai tutto su Draghi, anche come arma di pressione sul rissoso governo In carica, Mattarella non vuole ripetere però l’errore del suo predecessore. Giorgio Napolitano, infatti, fu costretto a nominare senatore a vita Mario Monti per convincerlo a fare il premier di un esecutivo tecnico che si presentò come “salvifico” ma che, al contrario, distrusse l’Italia, con misure scellerate di cui ancora paghiamo il prezzo, dall’Imu alla Legge Fornero.
L’interrogativo ora allo studio degli uffici del Quirinale è quando formalizzare la nomina di ‘Supermario’: 2 giugno, giorno in cui il Consiglio dei Capi di Stato sceglierà il suo successore e, dimettendosi, potrebbe teoricamente lasciare Francoforte o il 1° novembre, quando finirà effettivamente il mandato? A contendersi la poltrona due pezzi da novanta, il Presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, e il Governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, ma forse anche il finlandese Olli Rehn, già più volte Commissario Ue con Romano Prodi e José Manuel Barroso.
Con Draghi in pista, il trio Conte-Salvini-Di Maio capirà che c’è poco da giocare ancora con Twitter, Instagram e Facebook. La ricreazione sta per finire con Super Mario alle porte per gestire una situazione economica fuori controllo e magari elezioni anticipate.
Luigi Bisignani Il Tempo 7 aprile 2019