Ritornano le tensioni tra Stati Uniti e Russia. In mattinata, il Pentagono ha dichiarato che due caccia intercettori supersonici russi, Su-27 Flanker, hanno abbattuto un drone hunter-killer, Mq-9 Reaper (Predator B), degli Stati Uniti nelle acque internazionali del Mar Nero. “Ci sono state altre intercettazioni simili, ma questa è degna di nota perché è stata pericolosa e poco professionale“, ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza Usa, John Kirby, che parla di un evento “unico al riguardo”. Nonostante tutto, il Cremlino ha già smentito categoricamente qualsiasi responsabilità.
Secondo la versione a stelle e strisce, due jet russi sarebbero riusciti ad intercettare il drone di sorveglianza americano, per poi procedere a colpire l’elica posta sul retro del mezzo. Il danno rilevante avrebbe costretto gli Usa a colpire definitivamente il drone, ed abbatterlo in acque internazionali. Prima della collisione, i due jet russi avrebbero volato diverse volte davanti al drone statunitense, rilasciando intenzionalmente carburante per danneggiarlo. E sempre secondo il Pentagono, anche un jet russo non sarebbe uscito indenne, riportando alcuni danneggiamenti.
Diversa la versione dei vertici della Federazione. Il velivolo di Mosca avrebbe spiccato il volo perché il drone americano si stava avvicinando pericolosamente ai confini della Russia. Il drone, inoltre – ha sottolineato il Ministero della Difesa russo – aveva i trasponder spenti, “in violazione dei confini dell’area del regime temporaneo per l’uso dello spazio aereo, istituito ai fini dello svolgimento di un’operazione militare speciale”.
Il caso monta dopo le fortissime tensioni tra i due Paesi sul sabotaggio a Nord Stream 1 e 2, risalente allo scorso settembre. Da una parte, Washington ha da sempre imputato le responsabilità ai servizi segreti russi, per poi virare e riconoscere la possibilità che l’attacco possa essere stato perpetrato da gruppi pro-Kiev, forse anche oppositori russi al regime di Vladimir Putin. Dall’altra parte, invece, il Cremlino continua a ribadire la collusione degli Stati Uniti: l’atto sarebbe stato posto per aumentare le tensioni tra Ue e Federazione Russa, per svincolare definitivamente la prima da qualsiasi rapporto economico e commerciale con la seconda.
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Ad oggi, comunque, il rischio di escalation mondiale rimane decisamente remoto. Poche ore fa, è stato lo stesso ambasciatore russo negli Stati Uniti a ribadire come Mosca non voglia alcuno scontro con Washington. Ed è la stessa Casa Bianca a voler smorzare l’accaduto, avendo inquadrato l’incidente come un’intercettazione spericolata. Nonostante tutto, il pericolo di un aumento di questi atti da vera e propria “guerra ibrida” rischia di aumentare ulteriormente la radioattività russa, in uno dei territori ad oggi tra i più caldi del globo. Insomma, il rischio escalation – per ora – rimane un’ipotesa lontana, ma il rischio zero – in queste situazioni – non può mai essere escluso.
Matteo Milanesi, 15 marzo 2023