Prima la smentita, poi la conferma. Ci sono tracce di vera e propria escalation tra Nato e Russia, dopo che 48 ore fa sono stati ritrovati frammenti di droni su territorio romeno. Fin da subito, la responsabilità è stata imputata a Mosca, almeno dal lato di Kiev, che ha subito dichiarato – nelle parole del ministero degli Esteri, Oleg Nikolenko – che i droni Shahed si sono schiantati in territorio rumeno nel bel mezzo del massiccio attacco di Mosca, la notte scorsa, nella zona del porto di Izmail.
“Violata la sovranità Nato”
Oggi, è il presidente della Romania, Klaus Iohannis, a dare conferma alle accuse: “Si tratta di una situazione completamente inaccettabile, che costituisce una grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale di uno Stato alleato della Nato”. Il tutto, dopo le dichiarazioni di ieri, quando Iohannis aveva inizialmente affermato che “non è esistito né un drone né alcun pezzo di questo dispositivo che sia giunto sul territorio della Romania”, contraddicendo la versione di Kiev.
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Rischio escalation
Nel frattempo, l’Ucraina cerca di approfittarne richiedendo l’accelerazione della fornitura occidentale di ulteriori moderni sistemi di difesa missilistica e aerea, nonché di aviazione da combattimento. Ma la questione ora è presa seriamente anche dal governo romeno, visto che Tilval (il ministro della Difesa) ha chiaramente affermato che si possa parlare di “minaccia” nei confronti del Paese Nato. Il tutto nel corso di un’intervista rilasciata alla Cnn.
D’altra parte, Mosca continua a ribadire l’intenzione di aver voluto mirare ad impianti di stoccaggio di carburante ucraini, a Reni, situati nella parte del Danubio opposta alla sponda romena. Eppure, vista la vicinanza, il rischio di colpire uno Stato Nato come la Romania è sempre estremamente elevato, così come ha riguardato pochi mesi fa il caso della Polonia, durante i bombardamenti alla città di Leopoli. In quel caso, un missile entrò nel territorio di Varsavia, provocando la morte di alcuni cittadini. Le prime indiscrezioni indirizzarono la colpa alla Russia, salvo poi scoprire che si trattava di un mezzo di Kiev.
Matteo Milanesi, 6 settembre 2023