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Due considerazioni sul debito pubblico e sulle parole di Savona - Seconda parte

1. La prima è molto semplice. Fare nuovo debito, non è di per sé negativo. Va bene. Ma con la medesima franchezza con la quale Savona lo ha detto, si dovrebbe dire che il nuovo debito converrebbe farlo non per scavare buche poi da riempire. La tesi suggestiva che fare debito comunque mette in circolazione risorse è, a nostro avviso, del tutto falsa. Fare debito per il Reddito di cittadinanza, fare debito per assumere più dipendenti pubblici, fare debito per sussidiare le imprese, non muove l’economia sana, la uccide. Anche abbassare le imposte, in deficit, potrebbe non bastare. Quando Reagan lo fece, realizzò anche la più vasta opera di deregolamentazione mai fatta in America.

Ciò che sosteniamo è che, come in ogni buona famiglia, il debito, disponendo di una bella casa e qualche gioiello da parte, si può certamente fare. E, come dice Savona, se il suo costo è inferiore ai nostri guadagni annuali va altrettanto bene. Ma attenzione, i nuovi prestiti occorre accenderli per far sì che nel futuro il capo famiglia porti più soldi a casa, mandi i figli a studiare, realizzi una nuova camera da affittare, compri un’auto per andare più velocemente al lavoro, non per acquistare l’ultimo televisore per vedere la serie preferita.

2. La seconda considerazione riguarda i mercati. Il nostro debito costa circa 70 miliardi di euro l’anno. I nostri tassi di interesse a dieci anni sono superiori al 2,5%: bassi in assoluto, alti relativamente alla maggior parte dei Paesi europei. Si pensi inoltre che ci sono in circolazione 12 mila miliardi di dollari di obbligazioni con tassi negativi: una quantità gigantesca che non si vedeva dal 2016. Noi ne traiamo solo qualche marginale beneficio, in termini di riduzione del costo del debito.

Il punto è che buoni o brutti, sono i mercati ad avere ragione. Possono anche essere irrazionali, ma sono reali. Non si può far finta che non esistano. Soprattutto se ad essi si deve ricorrere ogni settimana per vendere la nostra carta. Ciò non vuol dire che si debba seguire passo per passo ciò che suggerisce Moscovici (che quando governava sfondava abbondantemente le regole di deficit), ma almeno non giocarci contro. O peggio ancora ignorarli.

Nicola Porro, Il Giornale 15 giugno 2019

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