Due esempi di censura in tv

Non c’è un bel clima: ecco cosa succede a chi contesta il pensiero unico sanitario

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Alcuni giorni orsono nel corso di una diretta televisiva, il direttore del Riformista, Piero Sansonetti ha interrotto con la bava alla bocca Maurizio Belpietro, il quale stava semplicemente citando alcuni dati che sembrerebbero avvalorare la tesi secondo cui i vaccini anti-Covid non impediscono il contagio, ma solo le forme gravi della malattia. In pratica con il suo “stai incitando la gente a non vaccinarsi; stai dicendo una cosa folle, folle!”, Sansonetti ha cercato di imporre una sorta di divieto morale al direttore de La Verità, reo evidentemente di aver espresso qualche legittimo dubbio sul dogma sanitario imperante.

Sulla stessa linea, seppur in maniera decisamente più garbata, si è mossa Myrta Merlino, quando ha cercato di rimettere ordine nell’acceso diverbio, riportato su queste pagine, tra David Parenzo e Paolo Brosio. Ebbene, personalmente ho trovato l’intervento della conduttrice, generalmente persona abbastanza equilibrata, agghiacciante, tanto per usare un aggettivo adeguato.

Dice infatti la Merlino, rivolgendosi con tono di rimprovero a Brosio, anch’egli reo di aver espresso dubbi e perplessità sui vaccini, “…una persona come te, che ha una  capacità di comunicare molto grande, che sa parlare alle persone, se immette nel dibattito pubblico tutta una serie di dubbi deve sapere che questo può avere un rischio, perché poi quando la gente non si vaccina e se in troppi non si vaccinano il nostro Paese è meno sicuro di come lo è oggi.”

Ergo, posta così la questione, solo il fatto di manifestare un pensiero critico nei riguardi di ciò che ci viene imposto dall’alto rappresenta un vero e proprio alto tradimento, un atto di grave slealtà nei confronti del popolo italiano, il quale –così almeno se ne deduce dalle parole della popolare giornalista partenopea, sarebbe in guerra con un virus ancor più mortale di quello dell’Ebola.

Ma dal momento che i numeri dicono tutto il contrario, con un tasso di letalità reale che l’illustre virologo Giorgio Palù, attuale presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, lo scorso anno stimava tra lo 0,3 e lo 0,6%, essenzialmente concentrata tra le categorie più fragili della popolazione, l’approccio apocalittico usato dalla Merlino e dalla stragrande maggioranza dei suoi colleghi appare tanto delirante quanto inaccettabile. Inaccettabile, in particolare, perché utilizzato per tappare la bocca a chiunque, per l’appunto, non sia d’accordo con la politica sanitaria imposta dall’alto.

E questa strisciante censura mediatica nei riguardi del pensiero critico, segnalata più volte in questi giorni da Maria Giovanna Maglie, costituisce a mio parere un altro, preoccupante aspetto di una deriva democratica di cui quasi nessuno nel mondo dell’informazione sembra preoccuparsi. Il risultato di un simile appiattimento del dibattito è quello di farci compiere ancora ulteriori passi verso l’inferno di un regime sanitario che nessuno ha sicuramente pianificato, ma che per tanti, troppi personaggi della politica, della cosiddetta scienza medica e dell’informazione continua a rappresentare una manna caduta dal cielo di Pechino.

Proprio in tema di un dibattito pubblico che non c’è, personalmente non mi sento affatto in sintonia con i no vax o con i tanti complottisti in servizio attivo permanente. Tuttavia, solo il fatto di passare per negazionista se mi permetto di ritenere più ragionevole la strategia di alcuni Stati europei di grande tradizione democratica, che hanno lasciato ai cittadini la libertà di scelta sul vaccino, dovrebbe farci riflettere. Quando in un sistema democratico l’informazione diventa strumentale per imporre un pensiero unico, così come sta oramai avvenendo da quasi due anni, il futuro di quello stesso sistema appare quanto mai oscuro.

Claudio Romiti, 8 novembre 2021

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