Pur essendo sostanzialmente un rompicoglioni, è raro che di fronte a un evento mi trovi in disaccordo con tutti. Accade ora con i fatti americani. Su questi, bisogna distinguere i politici, che necessariamente devono avere un approccio costruttivo, dagli altri. Dei primi i commenti migliori sono stati quelli di Nigel Farage da un lato e di Giorgia Meloni dall’altro. “Storming Capitol Hill is wrong. The protester must leave”, il primo, mentre la seconda ha giustamente ricordato come sia stato Donald Trump a chiedere il cessare delle violenze.
Per il resto, commentatori e intelligentsia varia, che dovrebbero essere più liberi, un disastro assoluto, sterile rivoluzionarismo da tastiera da un lato, e conformismo al dettato comune progressista, dall’altro. Da un lato la caricatura di una destra rivoluzionaria, dall’altro quella di una destra di governo. Ai primi, ai rivoluzionari da tastiera dico che:
1. Trump è stato un grande ma dalla pandemia ha sbagliato tutto, ha gestito la campagna in maniera confusa, e il post elezione ancora peggio. È vero che ci sono stati brogli, ma invece di imparare dal maestro Berlusconi, che si poneva come vittima (e che lo era: di brogli nel 2006 e di un colpetto nel 2011) ha voluto porsi come carnefice.
2. Può essere che il deep state (che esiste, ma raccontato così diventa una caricatura da fumetto) abbia volutamente allentato i controlli della polizia a Capitol Hill e fatto entrare i rivoltosi: ma che il tuo nemico politico voglia approfittare dei tuoi errori ci sta, e chiunque sia avveduto lo deve tenere in conto.
3. Assaltare il Parlamento, come se fossimo ancora nel 1848, prima che un crimine, è un errore, per parafrasare uno che i parlamenti li aveva assaltati e preso il potere davvero, Fouché. Che i parlamenti siano ormai scatole vuote lo sappiamo dal dibattito sulla crisi del parlamentarismo degli anni Venti del secolo scorso e nel frattempo essi sono stati ancora più esautorati. In compenso, dai occasione al nemico per reprimerti. Non molto intelligente come strategia militare.
Ai neo dorotei di destra (ma i dorotei Dc erano politici finissimi) e al “destro di sinistra” (progressista a sua insaputa) bisogna ricordare:
1. Che non è vero che la destra è sempre per l’ordine, se non negli editoriali di Galli della Loggia. La peculiarità della destra italiana, fin dai tempi dell’Italia liberale, è stata quella di contestare le leggi se queste andavano contro la nazione e l’ordine se questo soffocava la patria. Chiedere ai nazionalisti italiani che all’inizio del Novecento scendevano in piazza contro le prepotenze dei rossi. Qualcuno sogna una destra modello borbonico? Ma se è legge e ordine lo è sempre, quindi dobbiamo rispettare i Dpcm di Conte e Casalino?
2. Parlare di “sacralità del parlamento” violata, per le ragioni del punto 3a, è fuori dal tempo. Siamo in un ‘epoca in cui la minaccia viene dall’avanzata cinese, che lascerebbe come di fatto sta lasciando, i parlamenti nominalmente tali nei paesi che “assorbe”, purché facciano quello che vuole Pechino: rischiamo tutti di diventare come Hong Kong. Che i progressisti agitino lo spauracchio del fascismo e dell’antiparlamentarismo (anche se i fascisti non avevano mai assalito il parlamento, diversamente da bolscevichi) ci può stare, che i conservatori pensino che basta vincere le elezioni – e già non è facile – per poter realizzare il programma di governo, soprattutto in Italia dove i processi decisionali non passano più da decenni dalle istituzioni politiche, è ingenuo o in mala fede, o magari entrambe.
3. Questa cristi delle istituzioni e della democrazia liberale non sarà risolta né dai progressisti né dai conservatori dorotei: soprattutto è incomprensibile se non la collochiamo nel contesto della pandemia e del lockdown. Se non è la prima volta nella storia americana che vi sono tentativi insurrezionali, in genere dopo le pandemie scatta qualcosa di più serio, le rivoluzioni, proprio come dopo la Spagnola più di un secolo fa.
Se non vogliono farsi trovare impreparati e magari accodarsi culturalmente alla sinistra, i conservatori dovrebbero imparare a ragionare sapendo che ormai tutto è possibile e che le vecchie regole sono saltate. E poi, un po’ più di coraggio, vivaddio!
Marco Gervasoni, 7 gennaio 2020