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Due parole alla Meloni su debito e riforme

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Su Il Foglio di ieri, 28 luglio, ho trovato un interessante intervento di Giorgia Meloni, o chi per lei, che svolge un ragionamento compiuto ed interessante su numerosi argomenti di attualità, tutti legati alla prossima approvazione in Parlamento di un nuovo scostamento di bilancio da 25 miliardi di euro. Per la cronaca “scostamento di bilancio” è la formula elegante per dire che si sta decidendo di produrre nuovo debito, attività relativamente semplice alla quale da decenni si applicano tutti i governi, mentre produrre avanzi di bilancio, cioè risparmiare per ridurre il debito, è un’arte difficile che richiede coraggio, programmazione e stabilità. Nessun governo ne è stato capace.

Ma andiamo avanti, la questione del debito merita un breve inciso: la possibilità di ottenerne di nuovo sui mercati è, solitamente, inversamente proporzionale al suo costo; ad oggi la Bce ci sta fornendo uno scudo potente contro questo effetto, ma non potrà andare avanti per sempre e prima o poi il mercato si riprenderà il suo ruolo. Questo per dire una cosa semplice: se il nuovo debito che si accumula non sarà rivolto a impieghi capaci di produrre valore, le prossime richieste al mercato costeranno sempre più care o, peggio, non saranno soddisfatte.

Ma torniamo alla Meloni. Nel suo intervento coglie con efficacia questo aspetto e ricorda che, dopo aver diligentemente votato i due precedenti scostamenti, questa volta vuole porre paletti significativi, poiché “dopo gli innumerevoli sprechi e le molte regalie ed amenità contenute nei decreti precedenti” non è disposta a deleghe in bianco. Insomma con chiarezza e coerenza fa una affermazione forte: “Siamo disposti a chiedere agli italiani di indebitarsi ancora per permettere a questo governo di spendere ma “chiediamo garanzie, chiediamo di sapere prima come Conte intenda utilizzare queste risorse”. Bene, brava, bis! Ma non sono esattamente le stesse cose chieste dai “frugali” per permettere il varo del Recovery fund, non sono le medesime richieste fatte per erogare il Mes

Potrebbe sorgere il sospetto che le precise richieste dell’On. Meloni emergano quando i soldi si devono spendere, se a spendere non è lei, e siano considerate inique ingerenze nella politica nazionale quando i soldi si devono prendere. On. Meloni, il momento è grave ed è necessario un sussulto di serietà da parte di tutti, e se chiederlo a Salvini appare temerario, dopo questo intervento chiederlo a lei è necessario: abbandoni le pose sovraniste, si unisca a Berlusconi nella richiesta del Mes insieme al Pd e a Renzi, si presenti in Parlamento ponendo i suoi 4 punti (sostegno all’occupazione, riforma fiscale, sostegno alle imprese, aiuto alle persone in difficoltà), sui quali ha argomenti seri e proposte condivisibili senza remore morali, e sia pronta a discuterne con il contributo di tutti alla ricerca della migliore mediazione possibile. Si dimostri capace di arrivare ad un compromesso invece di dividere ed isolarsi. Sia capace di unire quello che è prossimo e capace di dialogare con quello che le è lontano.

Sia, non l’anti Salvini ma il dopo Salvini, perché solo chi non vuol vedere non vede che il progetto salviniano di pieni poteri e superamento del centrodestra da sostituire con il culto del “Capitano” è fallito e che il limitato successo al Sud, senza l’auspicato sfondamento, ha permesso solo di dare nuova linfa al peggior voto clientelare senza raccogliere nulla in termini di consenso tra i cittadini del Meridione. La Lega, incapace di aggiungere valore ai temi del centrodestra, è stata capace solo di dividere e spostare consenso all’interno della coalizione per poi utilizzarlo nel peggior governo della Repubblica e con i più nefasti effetti. Il governo attuale, lo dico per chi si ostina a non comprendere, è solo il portato del precedente ed è nato tanto dalla paura dei pieni poteri a Salvini, quanto dalla precisa volontà di Salvini di cannibalizzare la sua coalizione precludendo ogni possibilità alla politica di agire per trovare soluzioni diverse.

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