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E dalle tracce di maturità sbucò Tomaso Montanari… - Seconda parte

Tralasciamo che la visione di Montanari del patrimonio culturale sia fortemente statalista e di fatto contraria all’intervento dei privati nei beni culturali, una concezione agli antipodi dell’economia liberale e che consideriamo profondamente errata ma concentriamoci sul predominio che la cultura progressista detiene ancora oggi nel mondo della scuola e dell’istruzione. Nonostante quasi un ventennio di esecutivi di centrodestra prima e del governo del cambiamento oggi, l’apparato dell’istruzione in Italia rimane saldamente in mano alla sinistra che, riprendendo la lezione dell’egemonia culturale teorizzata da Gramsci, ha occupato ruoli chiave e posizioni di potere.

Come spiega Luca Nannipieri, noto e qualificato critico dell’arte e autore del libro appena uscito per Skira Capolavori rubati: “invece di dedicare una traccia a D’Annunzio o Marinetti si sceglie Montanari, uno storico dell’arte che non scritto nessun capolavoro o libro importante. Se si voleva scegliere un autore contemporaneo perché non mettere un testo di Marcello Veneziani o di Davide Rondoni? Non mi sembra ci sia un grande cambiamento rispetto al passato”.

Finché il mondo politico conservatore, liberale e sovranista non si renderà conto dell’importanza della cultura e dell’istruzione nella formazione delle future generazioni e l’enorme influenza dei programmi scolastici sul pensiero dei giovani, non si riuscirà a creare una sensibilità politica duratura. Invece di Prezzolini, Montanelli, Flaiano, gli studenti italiani saranno costretti a leggere Tomaso Montanari. Al solo pensiero vengono i brividi, eppure la scuola italiana ha toccato per l’ennesima volta il fondo e non c’entrano i tagli o le riforme del sistema scolastico ma un problema molto più grave e profondo: l’inadeguatezza nella preparazione culturale e la visione ideologica di chi prende certe decisioni.

Francesco Giubilei, 19 giugno 2019

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