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“È lì, colpitelo”. La rivincita del Mossad

Operazioni spettacolari, blitz a sorpresa, offensive esiziali: così l’agenzia israeliana ha neutralizzato i nemici

La morte di Hassan Nasrallah è solo l’ultima di una lunga serie. E soprattutto si tratta del compiuto riscatto del Mossad, l’agenzia di intelligence israeliana finita nella bufera per il clamoroso flop in occasione dell’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. Non è necessario tornare agli anni Settanta, ovvero alla leggendaria operazione “Ira di Dio” che portò all’eliminazione dei dirigenti dell’Olp ritenuti responsabili del massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972: attentati straordinari, attacchi mirati esiziali, la quintessenza dell’efficacia. Sin dalla tragica offensiva di Hamas, il Mossad è entrato in azione e negli ultimi mesi ha messo a segno una lunga serie di omicidi “selezionati”.

Sul taccuino del Mossad sono finiti immediatamente i vertici di Hamas. Gli agenti dell’intelligence hanno lavorato sottotraccia per diverse settimane per preparare le offensive e confermare il grande prestigio dell’agenzia invidiata in tutto il mondo. Il 2024 si è aperto con l’uccisione di un pezzo grosso del gruppo terroristico palestinese: parliamo del vicecapo del politburo Salh al-Arouri, ucciso in un attacco organizzato nel sobborgo di Beirut. Non un volto qualunque: Arouri era vice capo del direttivo di Hamas, secondo solo a Ismail Haniyeh (di cui parleremo dopo) e capo della divisione operazioni in Cisgiordania. Noti, inoltre, gli stretti contatti con il segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah (di lui abbiamo già parlato e parleremo ancora) e soprattutto con Yahya Sinwar, con il quale era coordinato nella visione strategica.

A luglio sono caduti diversi avversari di Israele di spicco. A Beirut, nel quartiere Daaheh, il 31 luglio un’esplosione ha causato la morte di Fuad Shukr, alias Hajj Mohsin. Non un signor nessuno: numero due di Hezbollah e consigliere militare di Hassan Nasrallah. Un obiettivo  da tempo nel mirino del Mossad per la sua centralità nell’offensiva anti-israeliana: secondo i ben informati, era “responsabile della maggior parte degli armamenti più avanzati di Hezbollah, tra cui missili a guida di precisione, missili da crociera, missili antinave, razzi a lungo raggio e droni”, oltre che “dell’accumulo di forze, della pianificazione e dell’esecuzione di attacchi terroristici contro lo Stato di Israele”. Insieme a lui è stato ucciso anche Milad Bedi, consigliere militare iraniano.

Ma il nemico più importante eliminato a luglio dal Mossad è stato un altro: parliamo del leader di Hamas Ismail Haniyeh, ucciso in un raid contro la sua residenza a Teheran. Haniyeh era capo dell’ufficio politico del gruppo terroristico palestinese dal 2017, dopo essere stato primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e capo dell’amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017. La dinamica dell’offensiva israeliana non è mai stata chiarita ufficialmente, ma dopo le prime indiscrezioni su un presunto attacco aereo mirato,  sono emerse diverse ricostruzioni – a partire da quella del New York Times – che puntavano il dito  su una bomba posizionata mesi prima da agenti israeliani – con la complicità di militari iraniani – nella struttura in cui alloggiava il leader di Hamas e fatta esplodere a distanza. A prescindere dal tipo di attacco, il Mossad ha dimostrato di poter colpire ovunque, con buona pace degli apparati di sicurezza e di intelligence nemici.

Negli scorsi giorni sono stati registrati gli attacchi più creativi ed elaborati, entrambi in Libano. Martedì 17 e mercoledì 18 settembre sono esplosi migliaia di cercapersone e walkie-talkie utilizzati da membri di Hezbollah. Bilancio di oltre trenta persone uccise e migliaia di feriti. I dispositivi sono saltati in aria simultaneamente in diverse zone del Paese, un progetto curato nel minimo dettaglio: cercapersone e walkie-talkie sono stati alterati prima della distribuzione per inserirvi all’interno piccole quantità di esplosivo. Come è stato possibile? Questo è ciò che si stanno chiedendo anche gli investigatori, ma tutto porterebbe pensare a una mossa geniale del Mossad, capace di creare una società di facciata per produrre i cercapersone destinati a Hezbollah. I titolari dell’impresa? Tutelati da almeno altre due società fittizie. Per tenere in piedi la strategia, sono stati creati dispositivi – ovviamente normali – anche per altri clienti, così da non insospettire i terroristi-compratori.

Infine, venerdì, il colpo Nasrallah, da 32 anni al timone di Hezbollah. Il leader del Partito di Dio ha fatto la stessa fine dei suoi alleati del terrore. Con il fondamentale supporto del Mossad, il raid è stato pianificato molto tempo fa ed è stato finalizzato dopo aver ricevuto il via libera da Netanyahu. Nel blitz sono state usate un centinaio di munizioni lasciate cadere ogni due secondi dai bombardieri “con precisione perfetta”. Come evidenziato dal generale Amichai Levine, nuovo comandante della base aerea israeliana di Hatzerim, è stata richiesta una estrema precisione per colpire in profondità sotto terra, senza perà mettere in allerta Nasrallah e le altre figure di spicco di Hezbollah.

Franco Lodige, 29 settembre 2024

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