L'inattuale

È l’ora della guerra: le grandi Nazioni si riarmano

I due possibili teatri di gravi conflitti del futuro saranno Europa dell’Est e Pacifico

nazioni armi © Mariusika11 e Warrenrandalcarr tramite Canva.com

Tra i paesi protagonisti di un ritrovato impegno nel rigenerare la macchina bellica c’è anche il Giappone. Il ritorno all’attualità della guerra quale fenomeno globale porta le grandi nazioni a riflettere sulla loro posizione strategica e sulle possibilità effettive di difesa.

Il Giappone, come la Germania, sconta ancora i peccati di un tragico passato. Gli orrori di Nanchino e di Hong Kong ancora avvelenano le relazioni diplomatiche del paese del Sol levante con le nazioni da esso brutalmente colonizzate durante la seconda guerra mondiale: Cina e Corea. Quest’ultima, divisa in due proprio dopo la capitolazione del Giappone nel 1945, possiede due anime diversissime; una liberista e democratica (il Sud) l’altra assolutista e aggressivamente anti-democratica (il Nord).

Il problema principale per Tokyo è proprio la potenza missilistica del pingue dittatorello Kim, estremamente prossima alle cose giapponesi. L’imperialismo cinese si concentra verso il sud del pacifico, area un tempo dominata proprio dai giapponesi che la sottrassero al colonialismo francese. Entrambe le prospettive sono assai minacciose per il Giappone, senza contare la potenziale minaccia al nord con le isole Curili contese con la sempre più aggressiva Russia.

Per questo il Giappone sta lentamente abbandonando la “dottrina Yoshida”, dal nome del primo ministro che dopo la guerra indicò nel progresso economico l’unica priorità del paese, per la “dottrina Kishida” che prende il nome dell’attuale premier Kishida, fautore di un nuovo e massiccio impegno nel potenziamento delle difese. Il progetto appare grandioso: 5 miliardi di dollari di spesa per l’acquisto di missili da crociera, sistemi antiaerei e nuovi caccia da sviluppare in accordo con Italia e Regno Unito. Anche in questo caso, come si diceva e similmente al caso tedesco, il problema culturale persiste.

Non solo dovuto alla costituzione pacifista imposta dagli Usa che vieta di possedere eserciti, ma anche ad una popolazione sempre più anziana e poco numerosa a causa del drastico calo della natalità che colpisce tutte le nazioni progredite. Sembra sempre più chiaro che i due possibili teatri di guerra del futuro saranno Europa dell’Est e Pacifico. Le parti del mondo dove il martello del conflitto colpirà con più violenza. Le grandi nazioni si muovono in previsione di un futuro non roseo.

Solo noi europei sembriamo inermi, prigionieri di una antistorica ideologia pacifista e incapaci di leggere il presente con occhi realistici. Una cecità che potrebbe costarci cara.

Francesco Teodori, 31 marzo 2024

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