“Si ha il dovere di affrontare una questione che nella nostra Costituzione non c’è, lo stato di eccezione. La guida più alta di questo paese si sta dimostrando inadatta ad affrontare le situazioni di carattere straordinario All’inizio della legislatura serviva un ricorso immediato alle elezioni perché la ventata populistica, antiparlamentare e antipolitica era diventata il primo partito, ma un partito che non poteva coalizzarsi con altre forze. Constatata l’impossibilità di coalizione, bisognava tornare al voto. In altri paesi democratici in casi del genere è stato naturale”.
Chi scrive questa fulminante e, a nostra avviso, precisissima critica all’operato del presidente della Repubblica, è una delle più nobili figure della sinistra italiana, nonché una delle sue menti più lucide: Rino Formica, dall’alto dei suoi 93 anni, in cui si dimostra però più giovane e acuto di comprendonio di tanti quarantenni. È infatti il presidente della Repubblica, come abbiamo scritto più volte anche qui, il vero garante del governo Conte, del primo ma soprattutto del secondo. Nonostante, da Oscar Luigi Scalfaro il potere di intervento dei presidenti sui governi si sia fatto esorbitante (a parte un periodo con Ciampi), mai si era visto un presidente della Repubblica che, come racconta Massimiliano Scafi sul Giornale, fornisce indicazioni precise e meticolose a Conte su come resistere all’assalto di Renzi. E anche l’idea di Conte di restare in carica il più possibile, acquisendo l’interim dei ministeri lasciati da Italia Viva, per trovarsi i “responsabili” che possano supplire ai voti mancanti dei renziani, non ha eguali nella storia repubblicana, che pure di crisi ne ha viste moltissime.
Nella vituperata prima repubblica per molto meno un governo si dimetteva: instabilità certo, ma anche senso della democrazia. E, a suo modo, anche se le crisi furono sempre extraparlamentari, rispetto delle Camere, che con il nuovo governo venivano poi comunque interpellate. Mentre ora dovranno stare appese come un caciocavallo per giorni, in attesa siano saltati fuori coloro che possano allungare una vita a Conte: solo allora, forse, il premier andrà alle Camere. Ma non era Jackie lo Sciamano che oltraggiava il Parlamento? Ebbene, tutto questo è possibile solo grazie al ciak del presidente della Repubblica. Che, a questo punto, più che in altre occasioni, si comporta alla stregua di un capo della maggioranza ancorché apparire un garante.