È nata l’internazionale rossa dell’insulto libero (contro Meloni)

Dallo storico Canfora allo scrittore Saviano, la carica degli anti-premier si sta facendo sempre più folta

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canfora meloni

Di patetici raduni firmaioli, regolarmente ignobili, la sinistra dall’ego canagliesco è piena. Fanno l’appello contro il commissario Calabresi “agente della Cia”, “assassino di Pinelli”, e il commissario Calabresi viene fatto fuori da Lotta Continua nel tripudio dei firmaioli. Fanno l’appello per il martire Cesare Battisti, quello dei Pac, finché quello, catturato, ammette tutti e quattro gli omicidi e le grandi firme si sfilano, come Roberto Saviano con la seguente squisita motivazione: “Adesso che sono famoso mi leggono tutti”.

Saviano, uno che dava del malavitoso a Salvini e della bastarda a Meloni credendo di averne diritto dal pulpito di martire autoimpancato, certo aderirà anche alla nuova Internazionale Socialista celebrata da Corrado Augias su Repubblica, e chi e dove sennò?, correndo dietro al foglio di estrema e patetica sinistra francese Liberation: grande mobilitazione firmaiola per il “filologo” Luciano Canfora che non può definire serenamente Giorgia Meloni “neonazista nell’animo” al che quella screanzata si permette addirittura di querelarlo. “Una cosa inaudita” dice Augias. Eh, già, proprio inaudita. Non si può più dire una parola, toh.

Ma attenzione. Qui c’è altro che la compulsione della sinistra radical e dal sussiego coglione a contarsi, a ritrovarsi in koinè; e c’è altro anche dal doppio binario, perché è chiaro, è lampante che se tu dai del nazicomunista ad Augias, al filologo Canfora o al chiachiello Saviano, quelli, spocchiosi come sono, non ci mettono mezzo secondo a querelarti. Si potrebbe anche dire che si va oltre la rabbia per una egemonia traballante a tutti i livelli – di potere, di autorevolezza, di riscontri: qui affiora di più e di peggio, vale a dire la pretesa di continuare a dettare la linea anche quando la linea non c’è, per dirla alla Giovanni Lindo Ferretti, stalinista di ritorno dopo essere passato per l’abiura, lo scetticismo agnostico, l’animismo pastorale, la Lega, Giorgia Meloni, Atreju, il cattolicesimo integralista lefevriano e infine di nuovo in sella ai vecchi, incartapecoriti CCCP che a 70 anni suonati si vendono come manco i Pooh.

Qui c’è dell’altro. C’è la pretesa di dettare la legge nell’illegalità. Noi possiamo, dobbiamo insultare una donna a capo del governo e dobbiamo dimostrare di poterlo fare impunemente. Noi possiamo, dobbiamo stanarla al solito gioco, coprire il nemico di offese, di insulti infamanti, inaccettabili, e poi vedere come reagisce: se lascia correre, è segno che ha la coda di paglia, che ammette, se querela è un intollerate, un nazista e comunque avevamo ragione noi. Le norme di civile convivenza non debbono valere con il non-uomo, come nella copertina dell’Espresso, l’uomo degradato, di destra, il cannibale, il nazista dentro; noi, sinistra bon vivant, possiamo, dobbiamo dirlo e che tutti capiscano che la nostra impunità si chiama diritto. Che la legge siamo noi.

C’è il voler aggredire con la stessa prepotenza autoritaria e canagliesca di sempre, agli appelli firmaioli alle campagne diffamatorie. C’è voler imporre l’insulto come un vaccino e il vaccino con l’insulto (e ne porteremo a vita le conseguenze): si fa come diciamo noi e chi dissente pagherà le conseguenze, sarà estromesso dalla civiltà sociale, additato e oggetto di delazione; sarà odiato nel modo santo e giusto che da che Marx è Marx noi conosciamo, noi applichiamo con zelo paranoide. Stretti in falange di appello, di firma, di solidarietà falsa e strumentale fin che volete, ma pur di uccidere il nemico.

Giorgia Meloni non poteva non querelare un filologo che non sa usare le parole o non vuole usarle in modo civile, per la semplicissima ragione che non tutela tanto o solo la propria dignità personale ma quella della carica che ricopre e in definitiva del Paese che rappresenta. E lo rappresenta agli occhi del mondo. Ma l’Internazionale Socialista della diffamazione, il diritto all’insulto atroce è il Ramadan della sinistra cialtronesca, che si stringe per difendere i vecchi ragazzi, che di fronte alla provocazione guappesca, cercata, non resiste, tanto poi è così facile sfilarsi, dire che sì, avevate capito ma non avevate capito niente, sì, avevamo sbagliato ma in realtà avevamo ragione perché quelli, perché voi, siete i soliti pezzi di merda, nazisti dentro e fuori e non meritate pietà, non meritate dignità di interlocutori e di esseri umani. E per cosa?

Perché l’ha detto un “filologo” al delirio, perché Giorgia Meloni, sotto il cui governo si son toccate vette di sbarchi incontrollati, e diciamolo pure di lassismo con il crimine d’importazione che strangola intere città e scali ferroviari, sarebbe una che lascia morire i migranti in mare, li vuole sterminare, cerca, pensate un po’, il nuovo olocausto dei musulmani come sostiene, in selfie da la Mecca, Ghali, rapper sanremese un po’ tunisino e un po’ “nuova generazione”, ora antiataliano ora italiano vero, a seconda di come tirano il vento pubblicitario o quello dei Fratelli Musulmani.

Max Del Papa, 11 aprile 2024

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