Politica

È ora di passare al presidenzialismo

Gli italiani potrebbero scegliere per il Colle un candidato per prestigio e affidabilità sottolineando l’autorità morale che verrebbe dall’investitura diretta

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Su Repubblica del 24 dicembre Gustavo Zagrebelsky, nell’articolo Un mostro da evitare, si rammaricava per il fatto che, secondo i sondaggi, una larga maggioranza dei cittadini è orientata verso l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Non sono un costituzionalista, ma non riesco a comprendere lo sconcerto. Se l’inquilino del Quirinale e il supremo garante della Costituzione, l’arbitro istituzionale, non contraddice al senso comune farlo eleggere – come avviene in base alla nostra Magna Carta – da coloro che ha l’incarico di controllare e di richiamare al rispetto delle regole del gioco? Sarebbe come se l’arbitro di una partita di calcio venisse scelto dagli stessi giocatori e dai loro allenatori.

Giorgio Napolitano, ripagò i suoi elettori di sinistra nominando quattro senatori a vita – Carlo Rubbia, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Mario Monti – nessuno dei quali poteva certo dirsi di destra in senso lato – non si era mai verificato nella storia della Repubblica! Un comportamento onesto, in linea con una corretta logica… di mercato. Si dirà: se a eleggere il Presidente fossero i cittadini non sarebbe lo stesso? Una maggioranza di destra non eleggerebbe un Presidente di destra e viceversa?

L’obiezione è infondata. I cittadini elettori, infatti, non hanno la maglietta delle squadre in campo. Una parte cospicua vota sempre per gli stessi partiti, ma la stragrande maggioranza non è etichettata e potrebbe scegliere un candidato in virtù del suo prestigio e della sua affidabilità ed è superfluo sottolineare l’autorità morale che verrebbe al Presidente della Repubblica dall’investitura diretta.

Oggi tutti si richiamano a Montesquieu e alla divisione dei poteri ma quale divisione dei poteri può mai esserci in un sistema politico che al legislativo affida sia l’elezione dell’esecutivo che quella del Capo dello Stato? Certo dovremmo rivedere la Costituzione nata dalla Resistenza antifascista ma chi ha mai detto che, essa – come le Tavole della Legge che gli Ebrei custodivano nel Tempio di Gerusalemme – sia intoccabile? E non è stata già “ritoccata” con l’infame Titolo V?

Dino Cofrancesco per Il Giornale 28 dicembre 2021