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E ora le femministe attaccano pure Papa Wojtyla

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Il Cardinale Pell condannato ma la piaga della pedofilia nella Chiesa sarebbe colpa di chi, secondo le femministe? Di San Giovanni Paolo II. Dopo aver imbrattato la statua di Indro, si apprestano simbolicamente a fare lo stesso con quella di Karol Wojtyla?

Per carità, San Giovanni Paolo II è sempre stato odiato dalla sinistra e dalle femministe, salvo poi recuperarlo, dopo il crollo del Muro di Berlino, quando accentuò la critica al capitalismo, tacendo naturalmente le sue condanne, ad esempio, dell’aborto. Solo che al refrain del «papa reazionario» «medievale » (come se il medioevo fosse un’era oscura!) si è aggiunto da qualche tempo un altro argomento: da Papa egli avrebbe coperto la pedofilia nella chiesa e la violenza dei sacerdoti contro le suore. Scambiando la causa con l’effetto, nessuno dei critici si chiede però che rapporto vi sia tra la pedofilia e il progressivo reclutamento di sacerdoti omosessuali, su cui invece si interrogano importanti uomini di chiesa e intellettuali cattolici. No, la colpa sarebbe di Wojtyla, e pure del suo successore, Ratzinger.

Si dirà: sono le soliti Erinni boldrinane, peggio che atee, anticlericali, riempite di pregiudizi e  di ignoranza. Non è proprio così. A muoversi negli ultimi tempi sono anche femministe cattoliche: credenti, attive nel mondo delle parrocchie e addirittura teologhe. Due di loro, Cristine Pedotti e Anne Soupa, fondatrici di un Comité de la jupe, (Comitato della gonna) favorevole alla piena «parità» (sic) di uomo e donna all’interno della Chiesa, in un appello su «Le Monde » del 12 marzo hanno buttato vernice o forse qualche altra materia meno nobile sulla figura di San Giovanni Paolo II, responsabile a loro dire della pedofilia e della violenza dei sacerdoti sulle suore.

Le sue altre colpe? Essere troppo legato alla figura della Vergine Maria (!) aver insistito sulla metafora della chiesa come donna, averla insomma idealizzata, per tenerla sottomessa. Quindi non solo un Papa non abbastanza femminista, ma persino maschilista, guarda tu, orrore.

La sentenza: togliere la canonizzazione a San Giovanni Paolo Ii, in pratica privarlo della santità, in attesa magari di gettare le sue spoglie nel Tevere, come cercarono di fare gli anticlericali italiani con quelle di Pio IX, nel 1878.

Non fosse quello che ha ospitato l’appello una sede prestigiosa, ci sarebbe da ridere. E invece bisogna preoccuparsi. E dobbiamo preoccuparci anche noi laici e «non credenti» (ma per me preferisco la formula del grande scrittore francese Philippe Barrès che si definiva «ateo cattolico»). Queste prese di posizioni non rivelano infatti solo una profonda ignoranza, ad esempio sul processo di canonizzazione, condotto da uomini ma dietro il disegno di Dio, che nessuno può rovesciare. Queste parole deliranti mostrano pure una violenza non dissimile da quella che animava l’anticlericalismo francese, meno pittoresco ma assai più crudele di quello italiano, visto che la sua storia è scandita da sacerdoti assassinati, chiese bruciate e via elencando.

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