È partita la caccia all’ebreo

Ieri a Milano due ebrei ortodossi sono stati aggrediti verbalmente e quasi fisicamente. E non si tratta di un caso isolato

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anitsemitismo milano

Ieri a Milano l’ultimo di una lunga serie di atti antisemiti, l’ennesima conferma di un clima tutt’altro che sereno dal 7 ottobre in poi. Senza girarci troppo attorno, anche in Italia è partita la caccia all’ebreo. Parliamo tanto degli Stati Uniti e dell’antisemitismo sistemico – basti pensare a quanto accade nelle università più prestigiose – ma purtroppo da noi la situazione non è tanto diversa. Dal brutale attacco di Hamas in poi, da Milano a Roma sono stati registrati decine di episodi contro il popolo ebraico: aggressioni, violenze ma anche minacce e intimidazioni. Un clima che ci riporta agli anni più bui e che dovrebbe invitare una certa sinistra ad abbassare i toni.

“Israeliani assassini”: questa l’accusa oltraggiosa da parte di un uomo nei confronti di due persone di religione ebraica, rei di essere vestiti in abiti tradizionali. Milano, pieno giorno. Una valanga di offese, fino al solito ritornello di chi sostiene la causa di Gaza, il più delle volte anche quella di Hamas: “Genocidio!”. Travolti da cotanta veemenza, i due non riescono a reagire all’aggressione verbale, che non si è trasformata in aggressione fisica grazie al fondamentale intervento di due militari. Questa la denuncia del consigliere comunale Daniele Nahum, che recentemente ha lasciato il Pd per le sue posizioni sul Medio Oriente: “Guardate a cosa porta questo clima da fascismo degli anni trenta. Due ebrei ortodossi aggrediti verbalmente e quasi fisicamente (grazie Esercito Italiano per averlo evitato) davanti ad una scuola ebraica da un energumeno che chiaramente ha utilizzato lo sdoganatissimo termine genocidio. Chiaramente non ci faremo intimidire”.

Come anticipato, quello di Milano non è un caso isolato. I numeri parlano chiaro: secondo l’Osservatorio sull’antisemitismo della Fondazione Cdec, nel 2023 in Italia le aggressioni verbali o fisiche e le discriminazioni contro gli ebrei sono state 454 nel 2023, contro le 241 dell’anno precedente: di queste, 216 dopo il pogrom del 7 ottobre. Registrato un incremento netto degli attacchi fisici, delle minacce di morte, dei danneggiamenti ai luoghi della comunità. Ma anche la libertà è a rischio, come testimoniato dalle contestazioni dei soliti soloni di sinistra. Gli esempi sono numerosi: dall’assalto alla Sapienza che ha impedito di parlare a David Parenzo passando per la contestazione alla presentazione del libro su Golda Meir di Elisabetta Fiorito. Uno degli episodi più sconcertanti risale all’8 marzo, quando a Firenze una giovane con il cartello “Non una parola sugli stupri di Hamas, le donne israeliane se la sono cercata” è stata cacciata fuori dal corteo femminista.

I primi episodi antisemiti risalgono ai giorni immediatamente successivi al 7 ottobre. Il 14 ottobre, a Milano, un ragazzo statunitense con la collana con il Maghen David è stato aggredito da uno studente: urlando “Free Palestine”, quest’ultimo gli ha lanciato contro il contenuto di un bicchiere. L’8 dicembre, invece, in Toscana un minore di religione ebraica è stato assalito e minacciato da un suo compagno di classe al grido di “Viva la Palestina” e “Palestina libera”. Pochi giorni prima, a Genova, il rabbino Haim Fabrizio Cipriani è stato aggredito con insulti antisemiti e minacciato con un cacciavite da uno sbandato. E ancora le stelle di David, le intimidazioni, gli slogan che inneggiano apertamente e senza vergogna ai terroristi di Hamas. Da Nord a Sud, tutte le principali città sono coinvolte, nessuna esclusa. Una testimonianza della pericolosità e della delicatezza della situazione: gli ebrei non si sentono più al sicuro e hanno le loro valide ragioni.

Massimo Balsamo, 7 aprile 2024

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