Il modus operandi della macchina del fango lo conosciamo bene. Dopo Berlusconi e Salvini è la volta della Meloni che viene accusata di una presunta frode elettorale (aver corrisposto “35 mila euro ai rom di Latina per attaccare manifesti”) con la rivelazione di un pentito a mezzo stampa pubblicata dal quotidiano Repubblica.
La leader di Fratelli d’Italia ha già smentito le accuse sottolineando la sua totale estraneità ai fatti ma ci sono alcuni aspetti di questa vicenda su cui vale la pena soffermarsi.
Anzitutto le modalità con cui le dichiarazioni del collaboratore di giustizia sono state diffuse. Come ha fatto Repubblica a ottenere le carte? Da un punto di deontologia giornalistica è normale pubblicare un’accusa del genere senza neanche chiedere una dichiarazione alla diretta interessata?
L’abc del giornalismo è che ogni notizia, soprattutto se lesiva dell’immagine e della reputazione di una persona ancor prima che di un leader politico, debba essere verificata con attenzione e si debba concedere il diritto di replica alla controparte. In questo caso ciò non è avvenuto facendo emergere una faziosità che contraddice l’operato stesso di ogni giornalista oggettivo nel proprio lavoro. Inoltre, se la magistratura non ha ascoltato Giorgia Meloni in merito alle accuse che le sono state rivolte, evidentemente non le ha ritenute veritiere, perché allora pubblicarle?
La risposta è da ricercarsi nel secondo punto poco chiaro: le tempistiche. È un caso che queste dichiarazioni escano ben otto anni dopo il presunto svolgersi dei fatti in un momento in cui FdI è l’unico partito di opposizione e in crescita secondo tutti i sondaggi? A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca poiché, a giudicare dall’intensificarsi degli attacchi, delle accuse (e degli insulti) alla Meloni nelle ultime settimane, è evidente che la scelta di non aderire al governo Draghi abbia generato un accanimento nei suoi confronti.
Colpiscono gli strumenti utilizzati con presunte rivelazioni diffuse a mezzo stampa per infangare la credibilità di Giorgia Meloni la cui crescita politica fa evidentemente paura. Siamo di fronte ad accuse lanciate senza che vi siano prove di alcun genere e che sono utilizzate con una chiara finalità politica.