L’estate militante di donna Elly è una minaccia mantenuta, una lotta continua al buon senso e alla decenza, un attacco armocromatico al cuore dello stato anagrafico: ora spuntano militanti delle Brigate Arcobaleno armati di ipocrisa armata, sembrano trascurabili nel loro berciare ma non lasciatevi ingannare, lo sono davvero, lo sarebbero, non fosse che la loro morale arcocromatica offre continui spunti di sputtanamento.
Torniamo alla polemica su Miss Italia, che sempre più si lascia sospettare per l’astuto escamotage della patronessa, donna Patrizia Mirigliani, la quale ha detto: concorrenti trans, finché comando io, qui non entrano. Ora, siccome la sinistra ha una matrice marxista, e Marx era un barbone parassita che metteva incinte le cameriere e poi faceva internare i figli della colpa, è ovvio che la sinistra è sbracatissima e volgare e ha reagito di conseguenza, con insulti da trivio, con polemiche da suburra, con minacce, isterie, polemiche bassissime, attacchi mortificanti per chi li fa, tanto più se in deficit di logica e di onestà morale (intellettuale sarebbe troppo). Ma stiano lì i corifei dell’assurdo, stia lì Vladimir Luxuria. E stia là quest’altro, altra, appena salito a galla, certo Federico Barbarossa, e non è uno scherzo, e complimenti alla famiglia che ci ha investito onomasticamente a suo tempo, il/la quale ha trovato il suo modo per passare alla storia, sia pure per il tempo di un titolo di giornale: conquistare la rassegna di bellezza. Femminile.
Dice dunque la Barbarossa, militante di una associazione gender pugliese: «Quando ho sentito parlare dell’assurdo regolamento mi è venuto spontaneo! Sono stato assegnato al genere femminile alla nascita ma mi sono sempre sentito un ragazzo». Cazzate – alla lettera – monumentali. La cui falsità va smontata, qui ed ora: nessun intento politico, liberatorio, nessun immolarsi per nessuna causa: il/la Barbarossa aspettava la sua occasione e adesso se la gioca; almeno ci prova, anche se è improbabile che arrivi a qualcosa al netto di qualche intervistina da cambiamenti climatici/anagrafici. Quale assurdo regolamento? Chi l’ha deciso? Barbarossa? Dove? Alla Dieta di Costanza? Eugenio III che dice? Qui di assurdo c’è uno che, nato donna, “assegnato al genere femminile”, si è sempre sentito un ragazzo e insomma stai in grossa crisi, figlio mio, crisi di noia, di mantenimento, perché non risulta che l’entità studi, lavori o sia altrimenti occupata; e però, i generi non esistono, vige la percezione, solo che quando fanno comodo i generi tornano fuori.
Cosa dice il nostro imperatore Barba(davvero)rossa? Che lui, lei, loro, è nato femmina ma si è sempre sentito maschio, quindi ha ripudiato il suo essere femmina, senonché pur di sfilare in passerella lo recupera: altro che costrutto sociale, qui ci sono proprio i sessi marmorei, distinti, inequivocabili: da donna a donna passando per il maschietto. È dubbio ci sia stato un costrutto chirurgico nella transizione ecoillogica: ecco allora che torna a far comodo la percezione: siccome siamo donne, sotto il costrutto c’è di più e nessuno lo può negar, io voglio, io pretendo di concorrere a questa kermesse da sempre osteggiata a sinistra.
Barbarossa a Miss Italia, senti come suona bene. Non la combatto in quanto manifestazione catalogata, connaturata in senso reazionario, al contrario giostro, sì, sulla confusione, ma siccome mi fa gioco ribadire una origine, non esito a servirmene. Rinnegando tutta la mia tensione di militante barese. “Sono biologicamente donna, dunque ho diritto”. Ohibò, compagno: e il costrutto sociale, l’autopercezione, dove li mettiamo? Ed è grottesco, ma non strano, che altri militanti, entusiasti, perché non ci hanno capito niente, invitino l’imperatore a “continuare la battaglia al grido: boicottiamo miss Italia”: è proprio l’unica cosa che il Federico non fa. La somma pelossissima ipocrisia sfugge, o sembra, anche all’associazione militante barese che trilla: “Ci auspichiamo (sic!) che il gesto susciti il clamore mediatico (doppio sic!) che serve per rimettere al centro questi temi. E che tante altre persone “donne alla nascita” si iscrivano in massa al concorso per prendersi beffa di queste posizioni fuori dal tempo, al di sopra dalla legge italiana (che comunque è una legge del 1982)”.
Fermo restando che la sintassi è come il coraggio di don Abbondio, se uno non ce l’ha non se la può dare, e questa non è percezione, è alfabetizzazione elementare: non “ci si auspica”, al massimo si auspica e basta, e il “clamore mediatico” è una tautologia, un pleonasmo sconfortante; all’associazione militante suggeriremmo di curare sia lo stile, sfrondandolo dall’horror vacui che spinge a farcire con troppe insulsaggini retoriche e formule inutili, sia, soprattutto, la logica: boicottare partecipando in massa è una bestialità, se mai questo è sabotare, infiltrare. E che una legge sia datata non significa niente di per sé: l’aborto è anche precedente, sono disposti lì a Bari ad archiviare? L’omicidio risale addirittura a Caino: beh, che facciamo?
Per dire che il livello, per quanto uno si sforzi di prenderla seriamente, “nol consente”. Qui siamo a un avvilente tentativo di stampo influencer, infarcito di strafalcioni, assurdità e pretese antidemocratiche: c’è un regolamento, storicamente basato sulla logica reale: se sei donna, e cioè hai un apparato riproduttivo e caratteri sessuali femminili, partecipi, se no puoi provare con mister Italia o fare a meno, fare altro. Tutto il resto è che noia, che Barba, che noia. Questa gente non ha appigli, ed è patetica: dovrà pur finire, un bel giorno, questa follia per cui uno è quello che si sente, uomo, donna, giraffa, Spider Man, tanto tutto è costrutto sociale. Sì, però se uno non vi va a genio diventa fascista, non deve parlare, deve essere rinchiuso in galera (IlVerdeBonelli, però stava a scherzà). Cari compagni, compagne, come vi pare, siete diversi, ma non per questioni sessuali: è la testa, la testa che vi gira al contrario, la testa, la logica, la grammatica; avete rotto il costrutto, non vereggaepiù.
Max Del Papa, 23 luglio 2023