È salpata la prima nave di migranti verso l’Albania

Partita da Lampedusa la nave pattugliatore Libra, della Marina Militare, con a bordo gli immigrati destinati ai nuovi centri fuori dall’Italia

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Negli ultimi tempi, l’Italia ha adottato una nuova strategia per affrontare l’arrivo di migranti sulle proprie coste, mettendo in atto una serie di iniziative mirate a una gestione più efficace di questi flussi. Tra le azioni di spicco vi è il trasferimento di alcuni gruppi di migranti in Albania, secondo gli accordi stipulati il 6 novembre 2023 con Edi Rama a cui adesso Francia, Gran Bretagna e Germania guardano con grande interesse. I centri di accoglienza sono stati ultimati, con qualche mese di ritardo a causa di un problema geologico e costruttivo, e da oggi saranno operativi. Secondo quanto si apprende, infatti, è da poco partita la nave Libra della Marina Militare: l’imbarcazione della Marina italiana ha lasciato Lampedusa alla volta dell’Albania.

Come funziona il patto Italia-Albania

L’idea di procedere con tali trasferimenti era stata precedentemente annunciata dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il quale aveva espresso l’intenzione del governo di dare il via a questa operazione da oggi. E così è stato. Per accomodare adeguatamente i migranti, sono stati istituiti centri di accoglienza in Albania, situati a Shengjin e Gjader. Questi centri sono progettati non solo come rifugi temporanei ma anche con l’obiettivo di iniziare l’analisi delle richieste di asilo.

In particolare, il centro di Shengjin dovrebbe occuparsi della prima accoglienza (identificazione, fotosegnalamento e visite sanitarie) e ha una capacità di 200 posti. Svolte le prime interviste iniziali e le valutazioni di sorta, i migranti verranno spostati a Gjader dove verranno divisi in tre gruppi: i richiedenti asilo in attesa di udienza (880 posti), i migranti destinati al rimpatrio (144 posti) e eventuali detenuti (20 posti). In totale fanno 1244 migranti. Dall’Albania verrà realizzato in videocollegamento l’udienza di convalida del trattenimento alla frontiera. Poi le richieste di asilo dovranno essere valutate in massimo quattro settimane: chi otterrà accoglienza, verrà trasferito in Italia. Per gli altri scatta la procedura di rimpatrio.

Quali sono i migranti destinati ad andare in Albania? Nelle strutture verranno dirottati quei richiedenti asilo “non vulnerabili” soccorsi da assetti istituzionali italiani (Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Marina) che non necessitino di un qualche aiuto sanitario specifico e che rientrino nell’elenco dei Paesi considerati “sicuri”. Al momento nella lista sono presenti 22 Paesi, anche se le procure di mezza Italia sono già pronte a fare la guerra al progetto meloniano sostenendo che il Belpaese sarebbe costretto per via di una sentenza della Corte di Giustizia europea ad eliminare almeno 15 di questi Paesi da quella lista. Il che sarebbe un problema, visto che gran parte degli immigrati che sbarcano sulle nostre coste provengono da Egitto, Tunisia, Pakistan e Nigeria.

Il sistema funzionerà così: una nave resterà al largo di Lampedusa e caricherà i migranti trasbordati dalle motovedette delle autorità italiane. Poi serviranno 50 ore di navigazione per arrivare in Albania.

Il vertice militare

Parallelamente agli sforzi nel campo dell’accoglienza, l’Italia e l’Albania hanno rafforzato la loro collaborazione per assicurare una maggiore sicurezza nell’area adriatica. Durante un recente incontro su una nave della flotta italiana, il ministro della Difesa albanese Pirro Vengu e l’ammiraglio Enrico Credendino hanno discusso di sicurezza regionale e iniziative condivise. L’agenzia albanese “Ata” ha riportato che tra i temi trattati vi sono stati la cooperazione bilaterale e l’iniziativa “Adrion”, che mira a promuovere la solidarietà e la collaborazione tra i paesi dell’Adriatico e dei Balcani.

Un punto chiave dell’incontro è stato l’importanza attribuita alla formazione e alla professionalizzazione delle forze armate, con Vengu che ha lodato il supporto italiano in questo settore, sottolineando come l’investimento nel capitale umano sia prioritario per il suo ministero. Questo aspetto della cooperazione italo-albanese va ben oltre la gestione migratoria, toccando anche la formazione militare e il potenziamento delle capacità di azione congiunta.

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