Un altro dei misteri su cui indaga Tunk è la metamorfosi della leadership del partito che – così ha imparato leggendo i giornali italiani – si vanta di essere garanzia di stabilità e di centralità democratica. Sette anni fa il premier di quel partito fu cacciato (136 voti contro 16) e oggi è tornato a guidare lo stesso partito. Solo gli idioti non cambiano idea, ma chi ha cambiato idea? E su che cosa? Quello stesso partito sparò “palle incatenate” – è un’espressione libresca che è piaciuta a Tunk, nelle sue letture preparatorie – contro un ministro, all’epoca alla Pubblica Istruzione, e oggi ancora ministro dello stesso governo votato da quel partito. Anche in questo caso i cambiamenti sono il sale della vita, ma a condizione che se ne comprenda la ragione e si ammettano i torti.
L’elenco dei misteri di Tunk è lungo: vede un ex ministro votare con entusiasmo una riforma che cambia quella che aveva proposto, vede un ministro “migliore” accontentarsi di pasticciare una riforma che avrebbe potuto riscrivere dall’alto della sua competenza, vede un ex presidente del consiglio che patteggia un ruolo pubblico con un ex comico, vede cose che noi italiani forse nemmeno vediamo più. Il nostro marziano crede di avere una spiegazione non nuova, ma ancora valida, come quella che scrisse l’amico di suo nonno: “La situazione politica in Italia è grave, ma non seria”.
Antonio Mastrapasqua, 7 agosto 2021