Una delle banche d’affari più importanti del mondo, Goldman Sachs, ha fatto una conferenza telefonica con i suoi 1.500 più importanti investitori, per cercare di spiegare cosa ci sta capitando. Siamo in grado di darvi una sintesi per non addetti ai lavori, ma che ci riguarda da vicino.
Partiamo subito dalla conclusione e poi i dettagli: ci troviamo in una situazione dei mercati più simile a quella che si verificò dopo le Torri Gemelle che non a quella della crisi dei mutui del 2008. “Non c’è un rischio sistemico, i governi stanno intervenendo per stabilizzare i mercati e il settore bancario è ben capitalizzato”. Speriamo abbiano ragione. Se così fosse, sarebbe un brutto incubo e non un disastro decennale. Anche se, conoscendo gli economisti e le loro sicurezze, temiamo che non ricordino quella straordinaria frase di Popper, tanto amata da noi liberali: “È un ottimo esercizio mattutino vagliare e, se occorre, scartare ogni giorno, prima di colazione, un’ipotesi prediletta”. Qua più che ipotesi ci sono dieci tesi, che portano ad una conclusione. Vediamole.
1. 150 milioni di americani si beccheranno il virus e la seconda più importante economia del mondo, cioè quella tedesca, vedrà 58 milioni di contagiati.
2. Il picco dei contagi è atteso in otto settimane, per poi declinare. Per di più si ritiene che sia una malattia stagionale.
3. Tra coloro che sono infettati, le statistiche dicono che l’80 per cento ha una malattia debole, 15 per cento media, 5 per cento critica.
4. Il tasso vero di mortalità è intorno al 2 per cento, concentrato sui più anziani e immunocompromessi: il che vuol dire 3 milioni di americani. Goldman aggiunge che in America muoiono ogni anno tre milioni di cittadini per età e malattie. E ci saranno, dicono gli analisti di Goldman, sovrapposizioni tra questi due insiemi: insomma pensano che non si possano semplicemente sommare per arrivare a sei milioni. Ci sarà comunque un forte stress per il sistema sanitario.
5. C’è un grande dibattito mondiale se convenga la quarantena (dove stanno andando gli americani) o la diffusione per creare un’immunità di gregge (tesi inglese). La quarantena non sembra così efficace nel ridurre le morti, comporta dei costi economici fortissimi, ma riducendo il tasso di trasmissione dà più tempo al sistema sanitario per organizzarsi.
6. La Cina si è bloccata, e ciò sta comportando problemi di forniture industriali in tutto il mondo: ci vorranno sei mesi perché riprenda a pieno ritmo.
7. Il Pil mondiale sarà il più basso degli ultimi trent’anni, intorno al 2 per cento, e l’indice S&P avrà un declino tra il 15 e il 20 per cento per quest’anno.
8. Più che dal virus, l’economia sarà compromessa per la psicologia dei mercati, anche se nella seconda parte dell’anno i signori di Goldman si aspettano una ripresa.
9. Il petrolio continuerà a scendere.
10. Tecnicamente i mercati finanziari sono alla ricerca di un motivo per scendere dopo il più lungo mercato in crescita della storia: con il Coronavirus lo hanno trovato.
Dieci motivi secondo i banchieri per non temere una crisi sistemica. Ma c’è poco da brindare. Un Paese come l’Italia, che è fatto da industria e lavoro indipendente soffrirà più degli altri, proprio per i dieci motivi indicati sopra.
La fabbrica del mondo si è fermata e il Pil italiano non è certo spinto da servizi e opere pubbliche e infrastrutturali, che da queste parti non si sbloccano con la bacchetta magica.
Nicola Porro per Il Giornale, 16 marzo 2020