Invitato a Radio24 alla Zanzara da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, ricordo chiaramente che sul caso di Ramy mi fu detto: “Stai per pestare una merda”! Bene. Fermi tutti però ora lo diciamo noi (e scusate sin da subito le tante volgarità che scriverò): sul caso delle “felpe fasciste” state per pestare voi una merd*.
L’informazione è cosa seria e leggere sui più grandi quotidiani di questo paese delle fesserie fa sorgere spontanee alcune domande sulla credibilità delle notizie e dell’informazione.
Iniziamo con il dire che il Reparto Mobile della Polizia di Stato, di cui fieramente faccio parte (quelli che chiamate celerini figli di puttan* per intenderci) è composto da uomini in uniforme e mezzi, tutti perfettamente composti e allineati, nessuna iniziativa personale, nessun abbigliamento fuori norma, movimenti da libretta, squadre nominative con materiali assegnati (scudi ecc) perfettamente riconoscibili. Ma in piazza spesso si trova anche chi dirige il servizio (responsabile dell’ordine pubblico), altri funzionari con relativi autisti (tutti agenti), poliziotti della DIGOS e polizia scientifica non in uniforme: questi operatori non portano scudi, ma solo casco e sfollagente (a volte) per ripararsi da sprangate, sassate e bottigliate di cui ogni giorno i “bravi ragazzi” ci fanno dono. E udite udite: questi poliziotti, che non lavorano in uniforme, si comprano gli abiti pagando di tasca propria. Potranno dunque pur scegliere come spendere il proprio denaro?
Anche perché in manifestazioni del genere, al limite o fuori dalla legalità, gli agenti in “borghese” tornano a casa sporchi di vernice, uova o urina dei manifestanti. Se va male, gli abiti si imbrattano anche del sangue che fuoriesce dalle ferite inferte da chi partecipa al corteo. Per questo spesso utilizzano abiti che probabilmente butteranno.
Ed arriviamo dunque alla polemica del giorno. Molti giornali parlano dei due colleghi con felpa o giubbotto con strani simboli che, onestamente, scusate l’ignoranza, non conoscevo (e probabilmente neanche loro). Una delle felpe, però, non è affatto “fascista”: si tratta del simbolo utilizzato da una palestra di Paderno Dugnano. L’altro giubbotto invece riporta un marchio regolarmente registrato e acquistabile su di un sito internet che recita: “Il negozio patriottico PolscyPatrioci.pl ha iniziato la sua attività alla fine del 2009 come risposta alla crescente domanda di abbigliamento e accessori patriottici”. Certo: secondo alcuni questi giubbotti vengono utilizzati da gruppi estremisti polacchi, ma non è che prima di comprare un abito possiamo controllare se viene indossato da qualcuno in particolare.
Dunque ne deduco che, se non lo ha acquistato, forse gli è stato donato e di conseguenza lo ha utilizzato sapendo di rischiare di rovinarlo e magari buttarlo, senza subire chissà quale danno economico al proprio guardaroba.
Detto ciò, precisazioni forse del tutto influenti, non comprendo come si continui a non vedere il vero problema! Qui stanno cercando di deviare l’attenzione: vi rendete conto che stanno fioccando interrogazioni parlamentari su un giubbotto e non sulla devastazione di una città da parte dei soliti delinquenti?
Che poi, a pensarci bene, è lo stesso giochino messo in atto per montare la polemica sulle “manette” con cui i migranti sono stati trasferiti nel Cpr in Albania. Invece di domandarci come mai abbiamo fatto entrare nel territorio nazionale stupratori, rapinatori, sequestratori, puntiamo il dito contro le fascette. Senza sapere, peraltro, che vengono utilizzate per garantire la sicurezza degli operatori e degli stessi migranti irregolari, che non sono esattamente personcine perbene.
È una strategia semplice e chiara: puntare il dito sulle innocue felpe della polizia per sviare l’attenzione dalle violenze di Pro-Pal.
Mi viene da dire che probabilmente, tra non molto, diventerà un problema indossare anche gli slip di Armani: non sia mai che il simbolo dell’aquila faccia drizzare i capelli a qualcuno, figuratevi su un paio di mutandoni interamente neri. Sì, perché ormai la parola d’ordine è “allarme fascisti, fascisti ovunque“. Anche quando la polemica puzza di scemenza lontano un miglio.
L’informazione e la politica sono la più alta forma di democrazia, di libertà di pensiero e di espressione. La sicurezza inoltre non dovrebbe diventare cadere vittima del tifo da stadio: la violenza dei manifestanti deve essere condannata, i “guai” della Polonia vanno lasciati alla Polonia, e se non conoscete chiedete, siamo disponibili a spiegare. Ma non scrivete solo per raccattare qualche click in più.
Il vero problema è che nelle piazze proliferano i violenti. E i violenti vanno fermati, prelevati come successo egregiamente e professionalmente a Milano, processati e condannati nelle aule dei Tribunali. Basta con questa storiella delle “felpe”. Non deviate altrove l’attenzione. Come si dice: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.
Pasquale Alessandro Griesi, 14 aprile 2025
* segretario FSP Polizia
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