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Ebrei sotto attacco in Medio Oriente e in Europa (ma nessuno lo dice)

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Come sempre accade, quando ci sono notizie che non passano la “censura”, anche questa volta agli italiani è stato negato il diritto di sapere che un violento incendio ha mezzo distrutto il complesso petrolchimico di Abadan nel Khuzestan iraniano, incendio che ha provocato il ferimento di sei persone. Solo gli svizzeri di lingua italiana o coloro che navigano negli organi di informazione stranieri, hanno avuto il privilegio di essere informati, infatti la notizia di Abadan è stata riportata nella lingua italica solo dal portale svizzero tio.ch. Per la verità si è trattato solo di poche righe, ma poche righe che fanno la differenza perché in Svizzera, almeno per il momento, il dovere di cronaca stenta ma regge.

La notizia di quest’incendio non è cosa da poco perché segue l’attacco yemenita, con l’Iran dietro le quinte, del 14 settembre scorso che ha praticamente azzerato due siti sauditi, uno è quello di Abqaiq, dove passa la maggior parte del greggio esportato. Pensare a una ritorsione saudita, uguale e contraria è spontaneo, ma non ci sono rivendicazioni in tal senso. Le autorità iraniane hanno inizialmente tentato di nascondere il fatto, poi, quando qualcuno è riuscito a far uscire dall’Iran le immagini dei vasti incendi che stanno distruggendo la raffineria, immagini che si possono vedere su https://www.youtube.com/watch?v=FgcZNZbvwZk, hanno, obtorto collo, confermato l’incendio e, a distanza di almeno due giorni, non sono in grado di spiegare le ragioni del disastro.

L’unica dichiarazione è quella del responsabile della protezione civile locale, Kiumars Hajizadeh, che ha confermato l’incendio e che ci sono sei persone ferite di cui una grave. Considerando le colonne di fumo che si vedono sul filmato, la dichiarazione, che non ha illustrato i danni subiti dalla struttura, è stata meno del minimo sindacale. Ufficialmente non sapremo mai se si è trattato di una ritorsione saudita, ma è probabile perché ci sono tre indizi e Agatha Christie diceva che tre indizi fanno una prova.

Un’altra notizia che non ha diritto di cittadinanza sui media arriva da Parigi e ha come protagonista il comico Yassine Belattar, personaggio talmente vicino al Presidente della Repubblica Macron da aver più volte pubblicamente dichiarato di considerarlo un fratello. Belattar nel marzo 2018, era stato nominato dallo stesso Macron membro del Consiglio presidenziale delle città, incarico che ora ha lasciato in polemica con le dichiarazioni del Ministro della Pubblica Istruzione Francese Jean-Michel Blanquer che si è espresso contro il velo islamico. Al microfono della radio RFI  Yassine Belattar è stato molto diretto, forse anche troppo. Ha insultato a più riprese il Ministro arrivando addirittura a minacciarlo: “Abbiamo un Ministro dell’Istruzione nazionale che non è nemmeno istruito e se fossi in lui eviterei di entrare nella 93”. Zona a maggioranza islamica. Ma non si è fermato lì, non soddisfatto ha pubblicato su Libération una lettera aperta a Macron sulla quale, tra l’altro, ha scritto: “… alcuni ministri che hai scelto non sopportano l’idea di vedere una donna velata sul territorio.” Lettera aperta al Presidente Francese pubblicata da un quotidiano, si sarà sentito come un novello Émile Zola e avrà fatto sentire per un istante, solo per un istante però, Libération come l’Aurore. Yassine Belattar e Libération dovranno però farsene una ragione, Zola e L’Aurore erano di tutt’altro spessore.

Dalla deriva islamica francese passiamo a quella antisemita belga dove gli organizzatori della parata del 5 marzo scorso nella città di Aalst in Belgio, che a causa di carri palesemente antisemiti ha provocato proteste internazionali, hanno pubblicato 150 caricature che deridono gli ebrei in vista della nuova parata in programma per il prossimo anno.

Si tratta di caricature raffiguranti ebrei ortodossi con naso arrossato e denti dorati che sono state stampate sui dépliant destinati ai partecipanti all’evento annuale che, tra l’altro, nel 2010 è stato aggiunto dall’Unesco nell’elenco dei rappresentanti del patrimonio culturale immateriale dell’umanità delle Nazioni Unite. Sì, l’Unesco, per intenderci la stessa che ha tolto l’ebraismo da tutti i luoghi santi ebraici. Hans Knoop, portavoce del Forum sulle organizzazioni ebraiche della regione fiamminga del Belgio, ha definito le caricature del 2020 “pura provocazione” e una “manifestazione di antisemitismo”.

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