Dopo la tragedia di Cutro l’impegno della sorveglianza e del soccorso è aumentato esponenzialmente. Nulla sembra fermare chi tenta la sorte per mare, ma neppure manca l’energia dei soccorritori per evitare ulteriori tragedie. Il freno “a monte”, sui governi di provenienza, non sembra avere efficacia sull’immigrazione. I Centri di primo soccorso, come a Lampedusa, sono quasi sempre in gravissimo affanno. L’unica azione deterrente – dato per scontato il dovuto soccorso in mare – sembra essere il rimpatrio di chi non ha motivazioni cogenti per restare in Italia. Resta la necessità di una collaborazione europea per indirizzare coloro che possono restare (spesso persone fragili, donne, bambini) verso destinazioni sicure e dove possa esserci, per questi sfortunati, la possibilità di rifarsi una vita. In sintesi:
- il salvataggio è d’obbligo, comunque si trovino per mare in pericolo;
- il soccorso immediato a terra è dovuto, e dovrebbe essere in condizioni di maggiore dignità
- l’arresto degli scafisti e la distruzione dei mezzi è fuori discussione: vanno perseguiti con fermezza;
- il rimpatrio di chi non ha un serio e legale motivo di restare in Italia è pure fuori discussione;
- l’accoglienza e la sistemazione in Europa di chi può restare resta una sfida importante a cui nessuna nazione europea può sottrarsi;
- occorre che il tema immigrazione non sia trasformato, come spesso avviene, in argomento da contesa politica o da campagna elettorale. Si tratta di un problema che riguarda gli italiani tutti, pertanto è necessario una soluzione appoggiata a livello trasversale
Suor Anna Monia Alfieri, 15 aprile 2023
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