Politica

Mondo al contrario

Ecco chi ha permesso la “promozione” del generale Vannacci

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Roberto Vannacci oggi è un uomo ricco. O meglio: è più ricco dello scorso inverno visto che, grazie alle 250mila copie vendute, avrà incassato una milionata di euro, spicciolo più spicciolo meno. Ma soprattutto è un generale molto fortunato: se prima se ne stava confinato in un ruolo di ufficio all’Istituto Geografico Militare di Firenze (avete idea voi di cosa sia? No? Ecco…), adesso lo hanno nominato Capo di Stato maggiore delle forze operative terrestri, nel gergo militaresco: il Comfoter. È un ruolo adeguato al suo grado e alla sua esperienza, senza responsabilità dirette, costretto a lavorare all’interno di uno staff e agli ordini del Generale Ristuccia. Nessun avanzamento di carriera, un compito burocratico da scrivania e con la spada di Damocle del provvedimento disciplinare sempre aperto. Però insomma: il nome è altisonante e di certo non si tratta di una punizione.

Giustamente, o forse no, sia La Stampa che Repubblica si sono indignate. La considerano una “promozione” a tutti gli effetti e non se ne capacitano. Eppure per capire cosa o chi abbia prodotto ricchezza e nomine al generale devono guardarsi in casa. Ricordate? Il militare oggi famoso in tutta Italia, a cui dedicano associazioni e incontri da mille e una presenza, fino ad agosto scorso era per lo più sconosciuto se si esclude il circolo degli amanti delle questioni in mimetica.  Poi all’improvviso su Repubblica online appare un articolo che mette alla berlina le tesi sostenute da questo ignoto servitore dello Stato con le stellette. Sintesi: si tratta di un libro “sesssista, razzista e omofobo” con la presunzione di spiegare in parole povere questo “Mondo al contrario” in cui viviamo. La fatica letteraria è talmente di secondo piano (teorico) che non ha neppure un editore, per quanto possa contare, e di certo nessuna pubblicità: Vannacci se lo è auto-prodotto con Amazon ed è probabile che nessuno ne avrebbe mai sentito parlare se Rep non gli avesse dedicato un articolo nella speranza, forse, di alimentare la narrazione di un’Italia razzista e omofoba, guidata da un partito fascista e dove in seno all’Esercito si predicano tesi xenofobe.

Il resto è storia. Giudo Crosetto che casca nel tranello di Repubblica e attacca Vannacci per le sue “farneticazioni” che gettano discredito sulla categoria. La Lega che invece pian piano lo difende. Ma soprattutto migliaia di persone che ordinano online il libro trasformandolo in un best seller. E poi ospitate tv, un editore vero per emendare il testo dagli strafalcioni, incassi stellari e forse un futuro in politica (“non escludo nulla”). Se Vannacci oggi è Vannacci, e non se ne sta più rintanato all’Istituto Geografico fiorentino, lo si deve solo ed esclusivamente ai giornalisti indignati. Che speravano di abbatterlo e hanno finito col favorirlo.

Giuseppe De Lorenzo, 4 dicembre 2023

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