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Ecco come l’Islam sottomette la Danimarca

In molte città della Danimarca la comunità araba ha preso possesso di attività e abitazioni sostituendo supermercati e ristoranti locali con la tradizione del paese di origine

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Gabriele è un nostro commensale che vive in Danimarca. Dopo aver visto il servizio di QR sul ghetto di Tingsbjerg e delle leggi che sono state fatte per tentare di arginare il fenomeno ha tradotto e riassunto per noi qualche articolo da alcuni giornali locali che parlano di quanto accade al di fuori di quel comune. Lo ringraziamo per questo lavoro e pubblichiamo il suo illuminante intervento.

Da qualche tempo i giornali riportano fatti accaduti e testimonianze di cittadini e commercianti che denunciano maltrattamenti, intimidazioni e minacce da parte di alcune baby gang. I fatti sarebbero accaduti nei limitrofi comuni di Brønshøj e Husum e perpetrati da persone residenti nel comune stesso e nella confinante Tingbjerg.

Uno degli ultimi a farne le spese sarebbe un venditore di hot-dog e hamburgher a cui sarebbe stato intimato di smetterla di vendere carne di maiale e sostituire i suoi prodotti con della carne halal. Le minacce si sono spinte oltre quando i giovani avrebbero prima messo un fumogeno sotto il furgone e poi rubato l’incasso alla proprietaria che ha poi deciso di chiudere la sua attività. Sempre la donna che gestiva il chiosco, racconta ai giornali locali, di aver visto dalla sua posizione al centro della piazza principale del paese diversi episodi di violenza.  Ad esempio un uomo anziano sarebbe stato infatti preso a sassate, ma non sarebbe nemmeno l’unico che sarebbe stato raggiunto dalle pietre. Altri sono stati derisi, spintonati e molestati. Per paura di una ulteriore rappresaglia ma anche per timore che la situazione si aggravi in tutto il paese, la ex-proprietaria vuole rimanere anonima e ora si è trasferita lontano da Brønshøj.

Il fatto potrebbe sembrare banale in quanto stiamo parlando di un camioncino ambulante che vende panini, ma non è affatto così.

Questo non sarebbe l’unico caso ma anche altri negozi e attività nell’area hanno avuto esperienze simili. Le baby gang con felpe, cappucci e sciarpe fanno irruzione nei negozi e fanno quello che vogliono. Accade nei tre supermercati di zona, una panetteria, due ristoranti indiani e in una pizzeria. La biblioteca pubblica sembra invece essere diventata una specie di ritrovo per le ore tarde, dove sono stati riscontrati furti e danni anche qui. Anche se si è al corrente di chi siano, dalle telecamere di sorveglianza non è possibile riconoscere i malviventi e identificarli in quanto a volto coperto. La polizia non è in grado di porre rimedio al momento. Alcuni commercianti hanno provato a offrire loro una tazza di caffè o una pizza cercando di dare un insegnamento ai giovani ma a quanto pare nemmeno questo ha funzionato e molti di loro stanno chiudendo o sono in procinto di farlo. Altri esercenti, sono addirittura arrivati a dover assumere personale arabo per almeno tentare di arginare i danni. Il risultato non cambia. Questi ragazzi sembrano ad ogni modo avere le spalle coperte da amici, genitori e parenti e l’intera comunità senza dimenticare gli imam.

Tutto questo è un processo che sembra essere inarrestabile, la piazza si è completamente svuotata facendola apparire come uno scenario western quando prima era un centro d’incontro per la comunità locale. Le attività che operano nella zona da decenni chiudono inesorabilmente, le persone faticano ad uscire per strada, la cattiva fama della zona comincia a essere percepita anche all’esterno e la gente trasloca. Il paese si svuoterà, nel giro di qualche anno, crolleranno il valore di case e negozi e sarà allora che, come in altri quartieri, macellerie halal, kebab, e fumerie di hookah fioriranno senza ostacoli.

Questo concetto viene citato nei giornali proponendo la citazione di un professore universitario di psicologia comportamentale canadese che dice:

“Possiamo comparare l’islam alle vespe, che paralizzano il ragno con il loro veleno, lo portano sottoterra e vi depongono le uova al suo interno mentre è ancora vivo. Quando le uova si schiuderanno, le larve inizieranno a mangiare il ragno, ancora vivo, da dentro”

Ad oggi parliamo di Tingbjerg perchè è un ghetto e di Brønshøj e Husum che ne stanno iniziando a  pagare le conseguenze ma non dobbiamo dimenticarci che le stesse identiche cose sono accadute diversi anni fa nel quartiere di Nørrebro dove la comunità turca e araba ha preso pieno possesso di attività e abitazioni sostituendo bar, supermercati e ristoranti con la tradizione del loro paese di origine. Dicendo questo non si intende che il quartiere sia diventato cool perché etnico, si intende che le insegne, i prodotti e le abitudini parlano completamente arabo.

Ad oggi il nuovo governo di centro sinistra appena eletto non ha ancora espresso opinioni in merito alle leggi anti-ghetto. Forse verranno riviste ma non si capisce ancora in quali termini.

P.S.

Ho vissuto a Brønshøj fino a due anni fa ed ora abito a qualche km di distanza. Sono stato in tutti i posti che sono stati citati, la pizzeria, i supermercati, il panificio e la biblioteca e mai e poi mai avrei immaginato un’involuzione della zona in questo senso. Ho camminato per quelle strade non so quante volte e mi sembra quasi surreale l’atmosfera che si è creata. Le zone affette da questo problema sono diverse e molte catene stanno riducendo orari di apertura per cercare di contenere i danni. Si parla di catene di supermercati a livello nazionale che sono presenti praticamente in ogni singolo comune. Le spese di questo problema iniziano a farsi sentire in termini di clienti, danni a cose o a dipendenti, furti di prodotti e un po’ meno furti in denaro in quanto i contanti sono poco utilizzati da queste parti (per fortuna aggiungerei).

Le fonti da cui ho preso questi fatti sono:

https://denkorteavis.dk

https://www.bt.dk/

http://www.uriasposten.net/archives/100481

https://ekstrabladet.dk/

12 luglio 2019