Esteri

“Ecco cosa faremo per liberare Cecilia Sala”

Il governo e l’intelligence al lavoro per riportare a casa la giornalista del Foglio. Il nodo dell’iraniano arrestato: “Si risolverà in tempi ragionevoli”

cecilia sala (1) © BornaMir e tostphoto tramite Canva.com

Il viceministro agli Esteri, Edmondo Cirielli, intervistato dalla “Repubblica“, spiega le mosse del governo per liberare Cecilia Sala, giornalista italiana detenuta in Iran. A Palazzo Chigi e alla Farnesina c’è “cauto ottimismo” sul rilascio della cronista che, secondo il viceministro, potrebbe tornare in libertà “in tempi ragionevoli” anche se non “rapidissimi”.

A gestire la pratica è il ministro Antonio Tajani che sta lavorando tramite l’ambasciata italiana e attraverso “canali riservati”. Come affermato da Cirielli, il primo obiettivo è quello di comprendere le accuse che non sono state ancora ufficializzate: “Stiamo cercando innanzitutto di capire di cosa è accusata”, spiega. “Immaginiamo che ci sia qualche violazione protocollare legata al suo lavoro di giornalista”.

L’ottimismo dalle parti del ministero degli Esteri è dovuto alla storia diplomatica e ai rapporti che l’Italia può vantare con l’Iran. “È un ottimismo basato sulla capacità, non solo del governo attuale, di rapportarsi con Teheran”, spiega. Quindi per liberare la Sala il governo giocherà “sulla difformità degli ordinamenti giuridici” e utilizzerà “il fatto che in Occidente siamo quelli che hanno rapporti migliori con l’IranMeglio, al momento, non alzare però il tono delle polemiche contro gli ayatollah: “Ora non bisogna avere un atteggiamento aggressivo, di superiorità: le trattative diplomatiche si fanno con rispetto, toni bassi. Non potremo dire: per noi non ha fatto nulla, se le leggi iraniane dicono cose diverse. Dobbiamo fare leva su queste differenze, per dire: abbiate un atteggiamento comprensivo”.

Riguardo all’arresto del cittadino iraniano a Malpensa, molti ritengono che l’arresto della Sala possa essere una ritorsione bella e buona. Mohammad Abedini Najafabadi arrivava da Istanbul e su di lui pendeva un mandato di cattura degli Stati Uniti con l’accusa di aver trafficato componenti per i droni verso Teheran, armi che poi sarebbero state utilizzate per un attacco contro le forze Usa. Cirielli nega che vi sia una correlazione diretta con il caso di Sala. Nonostante l’accusa di spionaggio contro l’iraniano, il viceministro invita ad andarci coi piedi di piombo: “Una cosa è uno stupro o un omicidio, un’altra è venire accusati di un reato che ha una carica intrinseca soggettiva, come può essere l’attività giornalistica o appunto lo spionaggio. C’è una componente soggettiva evidente, su cui bisogna agire con equilibrio. Ora saranno i magistrati a fare il loro lavoro, con il ministro della Giustizia”. La notizia però è che c’è la possibilità che l’estradizione venga negata.

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